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Il caso

Ferrara, donna muore in ambulanza: la procura apre un’indagine

Daniele Oppo
Ferrara, donna muore in ambulanza: la procura apre un’indagine

Già effettuata l’autopsia, nel mirino l’uso del Paracetamolo

16 luglio 2024
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Ferrara Un medico del servizio 118 è iscritto nel registro degli indagati per la morte di una donna di 75 anni, avvenuta durante il trasporto in ambulanza, il 5 luglio scorso.

Ieri mattina la sostituta procuratrice Isabella Cavallari ha conferito l’incarico al medico legale Matteo Tudini per effettuare l’autopsia sul corpo della signora, una pensionata i cui familiari sono assistiti dall’avvocato Pier Francesco Perazzolo. Sono stati loro a presentare un esposto per chiedere che venga fatta chiarezza sulle circostanze della morte e su eventuali responsabilità sanitarie nella sua causazione.

La donna non era in buone condizioni di salute, aveva già avuto un tumore dal quale pareva essersi ripresa, ma a fine maggio si era rotta una spalla e da allora lamentava la presenza continua di dolori alla schiena, finché la situazione è diventata via via più complicata da gestire, a causa del peggioramento dei dolori. Per questo motivo la donna era stata portata in pronto soccorso già il 3 luglio scorso ma poi dimessa. Non essendo migliorate le condizioni, al mattino del 5 luglio venne chiamato il 118, ma non venne portata in ospedale. Al pomeriggio una nuova chiamata, con l’arrivo questa volta anche dell’automedica, quindi del medico. In questa fase si è verificata la circostanza che porta i familiari a chiedere alla procura un approfondimento. Nonostante fosse stato avvisato dai parenti che la signora era allergica al Paracetamolo, il medico (assistito dall’avvocato Marco Linguerri, che ha nominato come consulente il medico legale Lorenzo Martinelli) avrebbe deciso di somministrarlo comunque, si presume come analgesico. La situazione medica della signora però non è affatto migliorata, anzi, è crollata al punto che è spirata dopo essere stata caricata sull’ambulanza, mentre questa si trovava nel tragitto verso Cona.

«Non intendiamo puntare il dito contro nessuno - chiarisce l’avvocato Perazzolo -, chiediamo solo di capire cosa sia successo».

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