Ferrara, malori nei magazzini per il caldo. La Prefettura corre ai ripari
Contatto con la Provincia per un tavolo sullo stress termico. Campi e cantieri: c’è la Cig per calore eccessivo ma ai sindacati non basta: «Ormai serve un lntervento strutturale». Commercio e terziario, Cavallini (Filcams): «A rischio ipermercati aree stoccaggio merci, lavori balneari»
Ferrara Mentre ieri si sono sfiorati i 37° in condizioni ideali (all’ombra e a due metri da terra), con il termometro che a San Bartolomeo si è fermato a 36,9°, con il decimo giorno consecutivo di disagio bioclimatico, monta la preoccupazione e il disagio nei luoghi di lavoro. «Non è più solo un problema di alcuni settori, come l’edilizia e l’agricoltura, che peraltro possono attivare la cassa integrazione per caldo eccessivo solo in via temporanea e non strutturale come sarebbe ormai necessario - spiega Veronica Tagliati, segretaria provinciale Cgil - ma anche in fabbriche metalmeccaniche o grande distribuzione ci troviamo di fronte a difficoltà». Tanto che ieri c’è stato un contatto tra il prefetto Massimo Marchesiello e il presidente della Provincia, Gianni Michele Padovani, per studiare una risposta comune sul modello di Modena, che ha già convocato un tavolo per le regole contro lo stress termico. «Stiamo valutando come intervenire nell’ambito del Tavolo per la sicurezza sul lavoro, il tema merita chiaramente tutta l’attenzione possibile» ha anticipato Marchesiello.
Che la questione non sia ormai delimitabile lo dimostrano «le segnalazioni che ci giungono in questi giorni di malori di lavoratori nei magazzini e nei luoghi non aperti al pubblico della grande distribuzione, dove spesso non c’è l’aria condizionata - spiega Maria Lisa Cavallini, segretaria della Filcams Cgil -Disidratazione, stress termico e colpo di calore sono frequenti nelle cucine dei ristoranti, negli ipermercati, nelle aree di stoccaggio delle merci destinate alla vendita, nelle attività balneari. Fornelli accesi, lavastoviglie industriali, scarso riciclo dell’aria e alti tassi di umidità sono le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori impiegati nelle mese. Al caldo esterno si aggiunge quello prodotto dalle attività di preparazione dei pasti, che nel periodo feriale vede ritmi particolarmente serrati». E nelle grandi attività commerciali «spesso le aziende, per risparmiare, attivano il condizionamento solo a negozio aperto e negli spazi destinati al pubblico, ma tante lavorazioni avvengono proprio nei luoghi privi di condizionamento». E poi ci sono «i bagnini di terra e di salvataggio, cuochi, pizzaioli e grigliatori che lavorano davanti a fuochi, camini e forni. Gli sbalzi termici riguardano anche i camerieri, gli addetti al pulimento e alla vigilanza».
In luoghi dove sono presenti gli addetti alla sicurezza, ad esempio negli ipermercati, si sta cercando d’introdurre il vestiario estivo, al posto di quello unico, e s’informa sul fatto che il colpo di calore è riconosciuto come infortunio sul lavoro. «Va modificata l’organizzazione del lavoro, vanno fermate le attività non essenziali, evitati i turni con attività pesanti nelle ore e nei periodi più a rischio» è la chiusura di Cavallini. Bisogna vedere se su punti come questi potranno convergere anche le forze imprenditoriali.
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