Ferrara, tra i bivacchi delle ex distillerie: dove inizia il degrado
Un viaggio tra architetture industriali, aree verdi e umanità che vive ai margini della città
Ferrara Due sedie fatiscenti in un capannone abbandonato, tra cumuli di rifiuti. Su una sono disposte delle coperte, come a farne una sedia da barbiere, su quella di fronte è appoggiato quel che rimane di uno specchio, un pezzo di sapone e un rasoio. A terra c’è dell’acqua, probabilmente chi vive lì, in una capanna di fortuna, prima di “uscire” la mattina si è fatto la barba, volendo conservare una parvenza di normalità. Attorno lo scenario di distruzione rimanda a certe brutte immagini di guerra, ma qui siamo alle porte della pacifica Ferrara, a pochi passi dai lavori in corso per la riqualificazione dell’ingresso Nord-Ovest.
Mentre nell’area incastonata tra i canali Boicelli e Burana, tutto parla di abbandono e desolazione. Nel 2019, appena insediata la prima amministrazione Fabbri, Polizia di Stato e Locale avevano condotto un’operazione congiunta per sgomberare e bonificare l’area. «Questo è un altro esempio concreto di cosa intende fare la nostra amministrazione: controllare il territorio dal centro fino alle periferie e le frazioni» aveva dichiarato l’allora vicesindaco Lodi. Una linea dura che ha ribadito con lo sgombero del 2023 e di recente, da assessore alla sicurezza, in occasione dello sgombero dell’ex cinema Alexander. «A Ferrara non c'è più posto per gli accampamenti improvvisati, né tantomeno per il degrado».
«Qui non serve uno sgombero – afferma un abitante di via Turchi - portando a spasso il cane conosco bene la zona, il nostro problema non sono le persone che vivono abusivamente nell’ex Fragd o nell’ex distilleria, il degrado che ci affligge è quello urbanistico, di cui quello sociale è una conseguenza. Io vivo qui da vent’anni, di operazioni delle forze dell’ordine ne ho viste diverse, ma non sono risolutive, perché tanto tornano, gli stessi o altri, finché ci saranno edifici vuoi da occupare».
«Senza soluzioni abitative e di vita per queste persone non cambierà nulla - gli fa eco una vicina che abita proprio a ridosso dell’ingresso dell’ex Alc.Este. - quando vengono e gli buttano via le cose, poi loro le riportano. Comunque io non ho mai avuto problemi con nessuno, però è un peccato che tutta questa area verde sia impraticabile per noi che viviamo qui».
«Beh proprio innocui non sono - si affaccia una donna da un balcone - l’altra sera mi sono dovuta chiudere in macchina con un’amica perché un uomo ci ha importunato e ha preso a calci la portiera. Abbiamo chiamato i Carabinieri, lo abbiamo identificato, ma non sappiamo come è finita. Comunque ogni sera c’è un gran viavai di persone che si incamminano lungo i binari della ferrovia e spariscono là dentro».
In una specie di buco nero che convive forzatamente con la quiete di una bella zona residenziale, un luogo che sembra appartenere a un’altra dimensione, ma dove accedere è piuttosto semplice, dal momento che il portone della vecchia distilleria è aperto. Il caseggiato più frequentato dagli occupanti abusivi è quello che fu degli uffici, perché meglio conservato, nonostante all’ingresso ci siano cumuli di detriti, spazzatura, sterpi e animali morti.
Attorno tracce di vita: delle bici, un carrello della spesa, e dentro delle voci. Qualcuno si affaccia guardingo dai piani superiori, poi scompare furtivamente dietro le finestre. Se si prosegue verso quelli che furono gli impianti di distillazione, da una parte si viene inghiottiti da una vegetazione selvaggia e rigogliosa tra le più belle che esistano vicino al centro, anche se ci sono i resti di un grande rogo, dall’altra si viene sopraffatti dallo stato di inesorabile decadimento di uno stabilimento di chiaro pregio architettonico. Lo sfacelo strutturale è un deterrente per chi voglia trovare riparo lì dentro, ma è anche segno inesorabile dell’incuria in cui versa, ormai nemmeno i writer ci vanno più a disegnare i muri.
«Ad un certo punto avevamo creduto che ci avrebbero messo mano - riprende il signore con il cane - c’era stato un interessamento dei proprietari e dell’amministrazione, poi non ne abbiamo più saputo niente». Si fa riferimento al Piano urbanistico attuativo a firma dell’assessore all’urbanistica Roberta Fusari che la Giunta Tagliani approvò un attimo prima della fine del mandato nel maggio 2019.
«L'area della ex distilleria, di proprietà della società Real Estate Ferrara, del Gruppo Maccaferri di Bologna - si legge su Cronaca Comune - è destinata alla riqualificazione, con recupero degli edifici industriali storici, la realizzazione di opere pubbliche di interesse generale (garantite da fideiussione di 4.800.000 euro, fra cui la rotatoria tra via Eridano e via Modena), il recupero delle sponde dei canali Boicelli e Burana, e la cessione gratuita al pubblico di un'area per dotazioni ecologiche e attrezzature collettive di 78.000 mq (localizzata dietro l'abitato di Mizzana). La proprietà ha realizzato in collaborazione con KCity il processo di progettazione con la partecipazione dei principali stakeholder cittadini. Nel corso del processo partecipativo è emersa l'esigenza di seguire un approccio graduale e incrementale alla rigenerazione dell'area, con la realizzazione di "progetti innesco" costituiti da servizi in grado di attivare il riuso dell'area anche mediante il recupero di alcuni edifici esistenti (come la grande torre centrale)».
Lo studio Walter Nicolino Architects che se ne è occupato, descrive così il piano per la rigenerazione urbanistica e ambientale: «Una corona verde caratterizza l’impianto del nuovo quartiere, distribuendo i flussi principali tramite la strada-parco, che orienta e raccorda la fitta rete ciclo-pedonale e fornisce accesso ai vari lotti, garantendo un’ampia area completamente libera dalle auto al suo interno». Nella relazione di fine 2023 sulle Strategie Locali del Pug di legge ch «Negli insediamenti lungo via Modena sono attualmente vigenti alcuni piani particolareggiati non avviati a prevalente destinazione residenziale», tra cui «la realizzazione del parco a ridosso del fiume e la riconversione dell’area ex distilleria Alc.Este». Al momento però si vedono solo macerie e vasconi di liquidi putridi, da cui emergono bolle più spaventose dei rumori che arrivano dagli edifici abbandonati.