Ferrara, uccise il figlio di un anno, arrestata per stalking all’ex
Ieri l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice, avrebbe agito insieme al suo attuale compagno, anche lui finito in custodia in carcere
Ferrara Era Amanda Guidi, la donna di 31 anni condannata qualche mese fa a 22 anni di reclusione per aver soffocato con un cuscino il proprio figlio di un anno nel letto della casa Acer di via degli Ostaggi, la donna arrestata giovedì per stalking e lesioni insieme a un uomo, ritenuto suo complice.
I fatti che hanno portato agli arresti sono avvenuti a Portomaggiore, luogo nel quale la Guidi era stata ospite di una comunità di recupero e dove aveva conosciuto e iniziato a frequentare l’uomo che, secondo l’accusa, avrebbe poi preso di mira una volta terminata la relazione amorosa. Ieri entrambi gli arrestati, che convivono da circa due mesi, sono stati sentiti dalla giudice delle indagini preliminari Alessandra Martinelli, che si è riservata la decisione sul mantenimento o meno della misura cautelare del carcere, dove per ora entrambi sono tornati: lei nel penitenziario femminile della Dozza e lui nella casa circondariale di via Arginone.
La donna, assistita anche in questo procedimento dagli avvocati Marcello Rambaldi e Alessio Lambertini, ha riposto alle domande della giudice, respingendo le accuse e affermando di essersi difesa. Come lei anche il suo compagno - Romano Maccagnani, 60enne di Portomaggiore, assistito dall’avvocata Mirka Ferrari - ha negato ogni accusa e ha raccontato di non aver partecipato alle condotte ritenute di stalking e che nell’episodio di violenza che poi ha portato all’arresto della coppia, lui sarebbe intervenuto in seconda battuta e solo per difendere Guidi, oggetto di continue provocazioni da parte dell’uomo che è parte offesa. Le difese di entrambi hanno chiesto misure meno afflittive.
Secondo quanto emerso in sede d’indagine, la Guidi aveva iniziato a perseguitare il suo ex compagno a fine relazione, forse perché lui aveva smesso anche di darle del denaro, tempestandolo di minacce via telefono (anche con espliciti riferimenti alla condanna per omicidio e al suo disinteresse nel prendersi un’eventuale altra condanna) e poi anche pedinandolo. Il culmine si sarebbe verificato a giugno, all’esterno di un bar a Portomaggiore, dove la persona offesa sarebbe stata immobilizzata dalla coppia e riempita di botte e colpita anche a bottigliate proprio da Amanda Guidi. Alla fine, viste le minacce, le denunce, anche il passato piuttosto complesso della donna (che in passato manifestò comportamenti molto, molto violenti anche nei confronti del padre dei suoi figli) e l’episodio di violenza davanti al bar è scattato l’arresto per fermare una possibile escalation con esiti ancora peggiori.
Da quanto era emerso nel corso del processo di primo grado per l’omicidio, giova ricordarlo per avere un quadro completo della situazione, la Guidi ha un disturbo della personalità di tipo borderline, nonché un passato molto complesso che ha esacerbato probabilmente il manifestarsi di caratteristiche di aggressività molto marcata.