Crescono i testamenti biologici. Ma a Ferrara sono ancora pochi
I dati elaborati dall’Associazione Luca Coscioni, nel 2023 registrato un +43%
Ferrara Testamento biologico: anche a Ferrara crescono le persone che lo presentano, rispecchiando un andamento nazionale che registra un vero e proprio boom. Lo dicono i dati elaborati dall’Osservatorio permanente sulle disposizioni anticipate di trattamento biologico (Dat) dell’associazione “Luca Coscioni”.
Secondo il report, nei 17 Comuni della provincia di Ferrara che hanno fornito il dato, coloro che hanno depositato un testamento di “fine vita”, dal 2022 al 2023, sono cresciuti del 43 per cento (passati da 97 a 139). Analizzando il rapporto “Coscioni”, che lamenta ancora la «lentezza delle procedure» da parte del ministero della Salute su questa tematica, si vede come fino al 2019, sempre nei 17 comuni considerati, l’andamento dei depositi ha registrato 940 testamenti; 85 le volontà depositate nel 2020 (anno dello pandemia), nel 2021 sono salite a 100 e nel 2022 sono state 97.
L’indagine è condotta a livello nazionale e che in Emilia-Romagna ha permesso all’associazione impegnata da anni su questo fronte di contare sulla collaborazione di 239 Comuni. La volontà di decidere che cosa fare delle cure e dunque anticipare il fine vita è una materia regolamentata da una legge, la numero 219 del dicembre 2017 ed entrata in vigore a fine gennaio 2018. Norma arrivata anche in Italia grazie a un intenso lavoro dell’associazione “Coscioni” che, con il distacco della macchina del respiratore che teneva in vita, dal 1997, Piergiorgio Welby, colpito da una distrofia fasciscaopolomerale, portò il caso sulla scena nazionale.
Tornando ai numeri del report, questa volta basati sulla banca dati nazionale delle Dat che include più comuni, in Emilia-Romagna la provincia ferrarese è la meno virtuosa se si analizza il rapporto che c’è fra testamenti e la popolazione adulta. Sul podio regionale infatti si trova Forlì-Cesena (1 Dat ogni 112 abitanti), Ravenna (1 Dat ogni 118 abitanti) e poi Modena (1 Dat ogni 127 abitanti). A Ferrara, forse dovuto all’invecchiamento della popolazione, il rapporto è di 1 Dat per 196 abitanti. Un valore più alto anche di quello regionale (un testamento “fine vita” ogni 143 abitanti). La media nazionale della crescita di deposito di testamenti “fine vita”, rileva l’osservatorio “Coscioni”, è del 52% contro il 43%, come detto sopra, di Ferrara.
I testamenti biologici attivi sono 1.459 in 20 comuni, dei quali però solo il 68% è inserito in banca dati. Nel capoluogo, dove una delibera consiliare già nel 2010 dispose il regolamento per raccogliere le volontà anticipate di “fine vita”, sono 574 (ma solo 131 sono stati inseriti in banca dati).
Il report evidenzia inoltre che il territorio più virtuoso è l’Abruzzo, seguito dalle Marche e il Piemonte.