Granchio blu, un anno dopo: a Goro tutto diverso e tutto difficile
La quantità delle vongole è crollata e il prezzo ha raggiunto picchi elevati. Una cinquantina di pescatori ha cambiato mestiere e l’emergenza continua
Goro e Comacchio Crollo della produzione di vongole veraci e proliferazione fuori controllo del granchio blu sono due aspetti della stessa medaglia, attorno alla quale ruota l’intera economia lagunare di Goro e una buona fetta di quella di Comacchio. In un solo anno dall’invasione del granchio, alcuni significativi cambiamenti sul mercato hanno cominciato a farsi strada e non mettono in luce grosse prospettive per lo sviluppo di un businness strutturato attorno al crostaceo invasore. «La produzione di vongole veraci è diminuita dell’80-90%, ma l’unica cosa che aiuta in questo momento è il prezzo - spiega Fausto Gianella, presidente della cooperativa La Vela di Goro - perché prima dell’emergenza il costo delle vongole si attestava sui 5-7 euro al chilo, mentre oggi varia dai 12 ai 13 euro. In questo periodo la mia cooperativa pesca 70-80 chili di vongole al giorno, mentre prima dell’emergenza si arrivava anche a 20 quintali al giorno. Il prezzo del granchio è di un euro al chilo, ma all’ingrosso oscilla da 30 a 50 centesimi. Molti hanno abbandonato la professione, spostandosi sulla pesca con reti da posta per la cattura dei cefali. Sono ormai 50 i colleghi che hanno lasciato la sacca per la pesca in mare». Si fa di necessità virtù, come recita un vecchio proverbio e così a Goro sono state ripristinate anche le antiche tradizioni marinare legate a quei mestieri meno redditizi, ma prevalenti prima che dal 1986 la vongola verace facesse valere il suo primato assoluto. Il cambio di rotta sta interessando pescatori di tutte le fasce d’età, soprattutto quei molluschicoltori che dispongono di concessioni in aree della sacca nelle quali risulta impossibile fissare protezioni perché, ad esempio, la profondità impedirebbe al novellame di essere protetto da recinzioni adeguate. Oltre al passaggio alla quarta categoria di pesca, ma solo per chi disponeva di una forza economica sufficiente al acquisto di nuovi natanti, si sta registrando il passaggio anche ad altre professioni tradizionali: l’autotrasportatore o l’operaio in stabilimenti limitrofi.
«Il granchio blu non è diventato un business e non ci sono le condizioni perché possa diventarlo - prosegue Gianella - Lo si cattura per toglierne il più possibile dalla sacca, ma è ancora difficoltoso venderlo. Occorrono nuovi sbocchi e nuovi mercati. È solo un incentivo e non un reddito». Nella sola giornata di ieri, in sacca, sono stati pescati e smaltiti 196 quintali e mezzo di granchi blu (poco più di 19 tonnellate, mentre la scorsa settimana il numero sfiorava i 130 quintali al giorno). «Finchè ci sarà il granchio blu non si riuscirà a seminare, nè a ripartire - spiega la sindaca Marica Bugnoli - Sono molto preoccupata. Tutti i giorni arrivano famiglie in Comune chiedendo aiuti per il pagamento di bollette; mi risulta che siano già arrivati due preavvisi di sospensione e alla terza si interrompe l’erogazione. Ci sono famiglie che chiedono il buon spesa alimentare. Siamo arrivati a questo punto».Ad un anno dall’arrivo del flagello mancano coordinate spazio temporali concrete per la ripartenza di un settore in stallo pressoché totale e, come se non bastasse, una nuova criticità, da un paio di giorni sta minando il già delicatissimo, compromesso equilibrio nella sacca di Goro. Si tratta del fenomeno denominato "morto d’acqua" che, al momento ha investito poco meno di una decina di cooperative dedite dalla venericoltura nella zona ovest della sacca di Goro. Alla foce del Po di Volano è incrementato l’apporto di acqua dolce, come conseguenza delle ultime piogge torrenziali e "questa mattina si è registrata una morìa di vongole del 7-8% in quell’area - conclude Gianella - Occorre che il Consorzio di Bonifica rilasci acqua dolce solo quando è necessario e non quando c’è il cosiddetto morto d’acqua».