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Il caso

Lidi, la mucillagine non dà tregua: «I turisti vogliono acque limpide»

Katia Romagnoli
Lidi, la mucillagine non dà tregua: «I turisti vogliono acque limpide»

La denuncia di Europa Verde: «Bisogna iniziare a difendersi, equilibrio rotto». Pescatori disperati: «Nelle nostre reti solo alghe, sparite sogliole e canocchie»

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Porto Garibaldi La mucillagine è tornata a riva e soprattutto in alcuni tratti del litorale, non è certo un belvedere. Che faccia male, no. I bagnanti possono stare tranquilli. I maggiori danni sono invece per i pescatori, soprattutto quelli dediti alla pesca delle sogliole con reti da posta, colpiti, al pari dei colleghi del settore della molluschicoltura e di quello a strascico. Il tema è di grande attualità ed è destinato ad approdare in cima alle priorità dell’agenda di Enrico Caterino, il commissario straordinario di recente nomina, incaricato dal Governo di occuparsi dell’emergenza granchio blu. «Le nostre reti da posta, ad ogni calata, si trasformano in enormi materassi stracolmi di porcheria. Mi riferisco alla mucillagine – esclama un pescatore di lungo corso, in mare da ormai 60 anni-; non si pesca più niente prima per via del granchio blu e ora a causa della mucillagine. Siamo disperati. Ogni giorno si perdono 100 litri di gasolio, senza nessun guadagno. Il mio peschereccio è rientrato in porto con 1 chilo e tre etti di sogliole e 2 chili di canocchie». La pesca con reti da posta non soggiace ai vincoli del fermo pesca già in vigore nell’alto Adriatico, ma la crisi del settore sta emergendo in tutta la sua evidenza. I pescatori dediti alla pesca delle sogliole con reti da posta effettuano una calata al pomeriggio, dopo esser usciti a 6 miglia dalla costa, rientrano al pomeriggio in porto e di notte tornano a recuperare le reti, da tempo ormai trasformate in grovigli di mucillagine filamentosa e viscida. Al rientro, con reti vuote, i pescatori poi sono costretti a fronteggiare un super lavoro di pulizia, che comprende l’attrezzatura, senza portare a casa alcun reddito.

«Non si può andare avanti così- è lo sfogo del pescatore -, e per noi non è previsto neppure nessun contributo o ristoro. Il gasolio è arrivato a costare 93 centesimi al litro. Sono solo spese quelle che siamo arrivati a contare. Per il tipo di attività che svolgiamo, usciamo in mare 2 volte al giorno, con 4 viaggi (andata e ritorno). Il commercialista mi ha detto che per il quantitativo di gasolio che consumo, dovrei prendere tot. Ma in mare non c’è più niente. Torniamo sempre a reti e mani vuote. Non posso dichiarare ciò che non prendo».

«Ci vorrebbe una grossa perturbazione-conclude il pescatore- per smuovere i fondali ed allontanare la mucillagine, facendo tornare i pesci a branchi. Alla mia età, ho 74 anni, continuo a lavorare per dare una mano a mio figlio, che ne ha 43. Ma sarei contento se si trovasse un altro lavoro. Per noi è finita, se si va avanti di questo passo». Il monitoraggio della mucillagine, alimentata anche da Caronte e dal perdurare dell’alta pressione, prosegue tanto da parte del Centro Ricerche Marine di Cesen, presieduto da Diego Viviani, ex sindaco di Goro, quanto dalla struttura oceanografica Daphne dell’Arpae.«La Regione e il governo nazionale cambino passo sulle mucillagini: il mantra che non sono nocive per la salute dei bagnanti non basta più, perché i turisti vogliono fare il bagno in acque pulite. Inoltre, questa fioritura anomala segnala che si è spezzato l’equilibrio ecosistemico per cause anche antropiche», dice la vicepresidente Silvia Zamboni - Gruppo Europa Verde in Regione. In altre parole, «responsabile è l’afflusso nelle acque del Po, anche tramite gli affluenti, di sostanze azotate e fosforo rilasciate dai fertilizzanti di sintesi chimica in agricoltura e dai reflui degli allevamenti intensivi. Un quadro aggravato sia dalle sostanze chimiche mobilizzate dall’alluvione del 2023, sia dalle alte temperature fuori norma, sia dalle piogge copiose di giugno che hanno aumentato l’afflusso in mare di acqua dei fiumi».