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L’inchiesta

Superbonus, società fallita: a Ferrara case demolite e lavori mai finiti

Daniele Oppo
Superbonus, società fallita: a Ferrara case demolite e lavori mai finiti

Dopo le denunce, indagini in corso su due aziende amministrate da ferraresi. Le testimonianze dei clienti: «Siamo pieni di debiti e loro fanno la bella vita»

22 agosto 2024
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Ferrara Una società, il braccio operativo, è stata dichiarata fallita a marzo. Il nome era accattivante, Ti Ristrutturo, il logo era un porcellino, tipo salvadanio, disegnato su uno sfondo giallo. Operava nell’ambito del Superbonus 110%, soprattutto tra le province di Ferrara, Bologna e Ravenna e tanti cantieri sono completamente saltati da tempo, così come l’accesso ai benefici. La sede legale era a Imola, ma la testa era a Ferrara dove, tra le altre cose, si era fatta conoscere al pubblico per aver dato la sponsorizzazione alla Pallacanestro Vigarano, alla quale però non aveva effettivamente versato il denaro, mettendola in gravissima difficoltà. La liquidazione giudiziale è stata disposta su istanza di due professionisti - un imprenditore edile che vanta un credito di 166mila per 37 fatture non pagate, relative all’installazione di ponteggi; un commercialista, che vanta un credito di oltre 35mila euro per incarichi mai retribuiti - e poi di un condominio di Ravenna, che non ha riavuto i quasi 27mila euro che la società si era impegnata a versare per non aver mai eseguito i lavori promessi. La sua situazione è ancora in evoluzione. «In pancia ha circa 400-500mila euro di bonus fiscali, non è incapiente», spiega l’avvocato Francesco Mantovani, uno dei legali di azienda e amministratori. La questione, probabilmente, è capire se quei bonus siano effettivamente esigibili, o rischino di trasformarsi presto in carta straccia.

Consulting e community

La seconda società è invece ancora pienamente operativa. Ha un nome altisonante, Elite Business Consulting, ha sede a Ferrara, faceva da general contractor per il Superbonus 110% e passava i lavori alla Ti Ristrutturo. Negli ultimi mesi è stata impegnata a costruire una "community" di imprenditori. Sul sito internet, nella sezione news, è pubblicizzato addirittura un evento a Palazzo Diamanti, del 3 maggio, in periodo di campagna elettorale: «Let’s Business: creiamo una Community. Descrizione e presentazione dell’idea progettuale e operativa della Community insieme al sindaco Alan Fabbri». Nel frattempo, sulle aziende, e sui loro soci e amministratori, era (ed è tuttora) in corso un’indagine della Guardia di finanza coordinata dal sostituto procuratore Stefano Longhi, nata a seguito di decine di denunce provenienti da clienti ferraresi e non solo, che lamentano di essere stati truffati dopo aver versato acconti, anche piuttosto sostanziosi, per lavori mai portati a compimento e, quando effettivamente iniziati, rimasti molto lontani dall’essere stati eseguiti a regola d’arte.

Lavori incompiuti

È il caso di una giovane coppia che voleva rinnovare un poco la casa appena acquistata, che nel 2022 è stata convinta a fare lavori più grossi sfruttando il 110% e oggi si ritrova in una situazione di forte disagio, anche economico. «Abbiamo anticipato relativamente pochi soldi, circa 6mila euro, che però per noi sono tanti visto che li abbiamo tolti dal futuro dei nostri figli e oggi se ci succede qualcosa non abbiamo nulla. Io faccio due lavori, mio marito fa gli straordinari ogni volta che può, ma non basta», racconta a La Nuova una donna che con il compagno ha presentato denuncia con l’assistenza dell’avvocato Simone Bianchi. La situazione della loro abitazione è drammatica. Il fotovoltaico non è stato mai installato, la caldaia però è stata sostituita con un sistema a pompa di calore che costa una fortuna in elettricità. Non solo, alcune delle finestre nuove sono più piccole del dovuto: «Mi ritrovo una finestra con un’anta da 20 centimetri dove ce n’era una da 70, un’altra non è dritta. Ho ancora i buchi nel muro da dove d’inverno entra il freddo e d’estate gli insetti». Ed è solo una minima parte dei lavori mai completati. Poi la beffa ulteriore. Nel corso dei primi interventi al sottotetto, la famiglia aveva inviato delle foto al geometra di riferimento (lo stesso che li aveva messi in contatto con le due aziende) per testimoniare che i lavori erano stati eseguiti male. «Un mese dopo me le ritrovo nella dichiarazione invita per certificare lo stato di avanzamento lavori (Sal) al 30%» e ottenere i relativi bonus fiscali per «circa 50mila euro», ci racconta la donna. Il successivo Sal arriva molto più in là: 60% dei lavori completati, infissi nuovi montati, foto prese da fuori, da dove non si vede il disastro reale. «In più hanno preso quasi 10mila euro sostenendo che ci fosse un ponteggio esterno che non c’è mai stato», racconta ancora. Beffa su beffa. «Avevamo acceso un mutuo per la casa della nostra vita, adesso appeno ci entro mi viene il magone - confessa, affranta, la donna -. Sono piena di debiti e stiamo subendo anche conseguenze fisiche e psicologiche mentre loro fanno la bella vita». Il riferimento è ad alcune foto che uno degli amministratori ha pubblicato sui social, dove è ritratto al mare in Sardegna o che fa aperitivo con lo champagne.

Demolizioni

Un secondo caso riguarda invece una donna che avrebbe voluto rinnovare due appartamenti e poi affittarli per ricavare un piccolo reddito per sé e per il figlio. Uno vetusto e l’altro ancora agibile, dove viveva suo padre. «Abbiamo versato un acconto di 90 mila euro, 45mila per appartamento», racconta. Dopo l’accordo raggiunto a fine 2022 per dei lavori sostanzialmente "chiavi in mano", nei primi mesi del 2023 il via al cantiere. «Hanno demolito entrambi gli appartamenti, compreso quello di mio padre, che era ancora abitabile, ma l’accordo per rinnovarlo completamente. Da lì in poi inizia la cantilena: "Tra 15 giorni monto ponteggio e impalcatura", e poi invece "è pasqua", poi il maltempo, arrivano giugno e luglio, ad agosto ci sono le ferie, e poi "iniziamo a settembre" e siamo ancora qui, con due appartamenti demoliti e tutto bloccato e io non riesco a fare più nulla, per quei lavori avevo chiesto anche un prestito alla banca». Anche lei ha denunciato, assistita dall’avvocata Rossella Bighi. Un po’ meglio è andata in un terzo caso: «La mia assistita - racconta l’avvocata Federica Greco - ha pagato un primo acconto di circa 15mila euro ma per fortuna poi non ha fatto procedere con le demolizioni, evitando quindi di ritrovarsi una casa, dove peraltro viveva, oggi inagibile»