Studenti stranieri, nel Ferrarese crescono le classi “extra”
Impennate nelle scuole superiori
Ferrara Crescono nelle scuole del Ferrarese le classi con un numero di allievi stranieri superiore al tetto del 30 per cento fissato dal ministero. Quest’anno l’Ufficio scolastico regionale ha autorizzato 328 classi in deroga contro le 263 dell’anno scorso, portando la quota dal 14,4% (era tra le più basse in Emilia Romagna) al 18%.
A una prima valutazione il dato si potrebbe spiegare in modo “lineare”, ovvero con un aumento di ragazzi e ragazze stranieri iscritti. Ma - in assenza peraltro di informazioni sul numero assoluto di studenti non italiani presenti, e nell’impossibilità quindi di un raffronto diretto con gli anni passati - l’interpretazione più probabile è un’altra, come valuta Mauro Santi, segretario provinciale della Cgil Scuola: «Gli studenti stranieri tendono a scegliere quegli istituti che risultano più accoglienti e inclusivi nei loro confronti, e l’aumento delle classi in deroga deve essere quindi letto non tanto come una crescita numerica, ma come una più accentuata concentrazione in determinate scuole, con la necessità quindi da parte di queste ultime di chiedere l’autorizzazione ad avere un maggior numero di classi in deroga. Il fenomeno va inquadrato in questo senso».
Le domande vengono valutate dall’Ufficio scolastico regionale che verifica le condizioni prescritte, in particolar modo, si legge nell’atto autorizzativo, «la presenza di alunni stranieri con adeguata competenza linguistica, la presenza di risorse professionali e strutture di supporto in grado di sostenere fattivamente il processo di apprendimento dei suddetti alunni, la sussistenza di consolidate esperienze attivate dalle singole scuole che abbiano ottenuto negli anni pregressi risultati positivi, la sussistenza di ragioni di continuità didattica di classi già composte nei precedenti anni scolastici e/o la sussistenza di stati di necessità provocati dall’oggettiva assenza di soluzioni alternative».
Da un raffronto con l’anno scolastico 2023-2024 emerge che il balzo in avanti più consistente, in termini percentuali, si registra alle superiori dove le classi in deroga passano da 27 a 43 (+16) con un aumento del 59%. La crescita si fa sempre meno evidente man mano che si scende di grado. Alle medie rispetto all’anno scorso sono state autorizzate 21 classi in più, passando da 49 a 70, pari a una crescita percentuale del 43%. Alle elementari si è passati da 154 a 169 classi in deroga, 15 in più in valore assoluto e +9,7%. Poi c’è la scuola dell’infanzia con 13 sezioni in più rispetto alle 33 dell’anno precedente, e qui l’aumento è del 39%. Nella fascia 3-6 anni sembrano pesare fattori demografici ma anche geografici se consideriamo che su 46 sezioni in deroga tredici si trovano tra Argenta e Portomaggiore, territori con una consistente presenza di famiglie di immigrati. A Ferrara il numero più alto di sezioni in deroga per l’infanzia (5) è all’Ic Cosmé Tura di Ponte, così come nell’Alto Ferrarese tra Bondeno (5), Reno Centese (1), Cento (4) e Terre del Reno (1), le sezioni in deroga arrivano a undici.
Ma è alle superiori, caratterizzate comunque da un’impennata generale di iscrizioni, che l’aumento delle classi in deroga risulta più evidente. Le istituti coinvolti sono il Montalcini di Argenta (18 classi autorizzate), l’Isit Bassi-Burgatti di Cento (4), e a Ferrara il Carducci (4),l’Iti Copernico-Carpeggiani (9), gli istituti di istruzione superiore Einaudi (4) e Carducci (4) e l’istituto tecnico economico Bachelet (4). Ed è proprio alle superiori, va avanti il ragionamento di Mauro Santi, che l’iscrizione non è dettata tanto da ragioni di vicinanza territoriale alla propria residenza, ma da una scelta legata maggiormente da valutazioni personali: «È indubbio che ci sono istituti che risultano più ospitali nei confronti di studenti stranieri e offrono maggiori possibilità di accesso, ed è significativo che questo valga in parallelo anche nei confronti dei portatori di disabilità. A rendere più inclusive alcune scuole rispetto ad altre è spesso l’impronta e l’orientamento dati dal dirigente, mentre in altri casi alle famiglie viene prospettato un percorso difficile, in salita, e questo rappresenta un deterrente per chi magari sconta ancora ostacoli linguistici. Poi magari ci sono immigrati di terza generazione che conoscono perfettamente l’italiano».
È indubbio, prosegue Santi, che l’integrazione e l’’inclusione scolastica richiedono maggiore impegno per superare difficoltà non solo nell’apprendimento, ma anche culturali: «Spesso, anche in presenza di studenti immigrati di seconda o anche terza generazione, è molto difficile stabilire un dialogo con le famiglie di origine, specie per alcune etnie. Per questo c’è la necessità di provvedere a dotare le scuole di mediatori culturali, un compito di cui si dovrebbero far carico le amministrazioni comunali. Anche per evitare che le difficoltà e anche episodi di bullismo degenerino in ordinario razzismo se non vengono affrontati per tempo e con gli strumenti adeguati».
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