Ferrara, famiglia vive in un gazebo dell’ospedale
E nel Pronto soccorso del Sant’Anna entrano senza tetto provati dal caldo
Ferrara L’ospedale di Cona continua a rappresentare una destinazione di ripiego per persone con problemi di domicilio o senza fissa dimora. Il fenomeno è noto da tempo e viene affrontato a cadenza quasi quotidiana con gli strumenti e le risorse reperibili in un servizio di cura, certamente inadeguati a rispondere alle esigenze di una tipologia di utenza che, spesso, più che di assistenza sanitaria necessita di altri servizi. Si tratta di accessi inappropriati che contribuiscono ad aumentare la pressione sul Pronto soccorso, già congestionato per problemi di flusso e strutturali.
All’interno di questa casistica si può inserire una recente segnalazione, relativa a un nucleo famigliare di 3 o 4 persone che da alcuni mesi si sarebbe insediato, con una presenza continuativa, all’interno del grande gazebo allestito ai tempi dell’emergenza Covid nei pressi dell’ingresso 2 dell’ospedale e mai smantellato. La segnalazione aggiunge che la famiglia utilizza con una certa frequenza anche i bagni dell’azienda ospedaliera, probabilmente per curare l’igiene personale.
Questa presenza assidua in un luogo non deputato all’ospitalità delle persone non è passata inosservata. L’azienda ospedaliera, contattata dalla “Nuova”, spiega che «uno dei due gazebo situati all’esterno dell’ingresso 2 e che venivano utilizzati come “filtro” ai tempi del Covid, viene usato da alcune persone non residenti a Ferrara e con problematiche di natura sociale, per pernottare, in un primo momento a seguito del ricovero di un loro congiunto. Nonostante l’azienda abbia fatto più volte presente alla famiglia l’impossibilità a pernottare nel gazebo questa continua a farvi ritorno – prosegue il Sant’Anna – L’azienda si è inoltre tempestivamente attivata presso gli altri soggetti istituzionali vocati ad affrontare questo tipo di problematiche, i quali hanno a loro volta contattato i Comuni calabrese e pugliese presso i quali la famiglia ha avuto l'ultima residenza, per cercare di trovare una soluzione al caso sociale, in modo da risolvere il più presto possibile il problema nel suo complesso».
In Pronto soccorso, intanto, proseguono gli accessi “inappropriati” di persone che non devono essere assistite per motivi sanitari. Questa la risposta ricevuta da un operatore sanitario che ha chiesto a uno di questi “ospiti” il motivo del suo accesso: «Fuori fa troppo caldo e qui riesco anche a usare le macchinette del caffè e avere alcune merendine». L’uomo, senza fissa dimora, è stato notato altre volte in sala d’attesa, a Cona.
«Il Pronto soccorso è uno dei servizi maggiormente vocati all’accoglienza e alla presa in cura dei pazienti – precisa il Sant’Anna – Le persone senza fissa dimora che vi si presentano, come gli altri pazienti vengono in primo luogo presi in carico per eventuali problematiche di salute. Può capitare che vi siano alcune di queste persone che, dopo essere state assistite, si ripresentano anche se prive di problematiche di salute urgenti al fine di sfruttare, sia d’estate che d’inverno, le condizioni di comfort climatico del Pronto soccorso. In questi casi il personale li allontana e, se il problema si ripresenta o in caso di necessità, attiva la sorveglianza».
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