Ferrara, una vita dietro al bancone: «Ho iniziato a sei anni, siamo ancora qua»
La storia di Susi del bar Arlecchino, inserito tra i locali storici
Ferrara La storia del Bar pizzeria Arlecchino che si trova a San Giorgio – da poco iscritto nell’Album dei negozi più antichi di Ferrara – è davvero interessante e curiosa in quanto unisce alle vicende della famiglia che lo gestisce, quelle che hanno riguardato una parte della nostra città. Protagonista indiscussa è Susi Cavallini che ancora oggi è una presenza preziosa all’interno del locale dove operano invece quotidianamente la figlia Sabrina ed il compagno Diego. «Quando ho iniziato a fare caffè – racconta Susi – avevo solo 6 anni perché mia madre aveva problemi di salute. Era il 1955 e il nonno e mio padre che in realtà avevano un’officina meccanica, avevano aperto questo piccolo locale qui a San Giorgio dove, dopo essere stato spostato da Piazza Travaglio, settimanalmente si teneva un mercato della legna e del carbone. Essendo molto frequentato soprattutto dai camionisti che arrivavano da tutta Italia, era stato chiesto loro di mettere a disposizione uno spazio per l’accoglienza e per un minimo di ristoro come poteva essere appunto un caffè. Non era stato ancora scelto il nome del locale e chi lo decise fu il famoso pittore Silvan».
Susi ricorda con piacere ed una certa malinconia l’artista ferrarese che fu vittima di un incidente mortale mentre transitava a piedi sulla strada di S. Maria Maddalena. Silvan frequentava quel caffè ed osservava quel mondo variegato di persone che portavano a San Giorgio i colori e le voci di tanti dialetti commentando l’atmosfera che si viveva come se fosse un’allegra Arlecchinata e fu così che il Caffè si chiamò semplicemente Arlecchino; anzi Silvan fece anche di più perché dipinse due arlecchini che furono posizionati ai lati dell’ingresso, perduti quando ci fu il trasferimento obbligatorio. «Nel 1965 infatti – prosegue Susi – il Comune decise l’esproprio di tutte le case della zona dove si trovava anche il nostro caffè per costruire via Ferrariola che poi dopo qualche anno fu chiusa in quanto il passaggio dei mezzi pesanti poteva compromettere la stabilità del campanile. A noi diedero la ex farmacia Bonatti, un edificio fatiscente; naturalmente il restauro fu a nostre spese. L’apertura del nuovo bar avvenne nel 1967, in famiglia eravamo in 8».
Susi però pensando al suo futuro di giovanissima mamma di una bambina e con già un fallimento del matrimonio alle spalle, accettò di essere assunta a tempo indeterminato alla Granarolo ma il lavoro era troppo pesante per cui propose ai propri genitori che l’avevano nuovamente accolta in famiglia con la piccola Sabrina, di trasformare il bar in un pub. «A parte le loro comprensibili incertezze – continua il racconto – fu un successo immediato ed il 1982 finalmente fu un anno di forte guadagni. Questo ci portò in seguito a migliorare ancor di più il nostro servizio e nel 2019 siamo diventati la Pizzeria con cucina che oggi è molto frequentata specialmente da giovani».
Susi oltre che essere imprenditrice ha amato moltissimo il calcio femminile. «La passione si scatenò in me casualmente quando dalla finestra del mio locale vidi alcune ragazze che giocavano a calcio nel prato di San Giorgio, io avevo già giocato nella squadra di Dall’Oca che poi aveva cessato per mancanza di sponsor nonostante avessimo vinto lo i campionati italiani nel 1971-72. Era il 1986 e feci rinascere il calcio femminile sostenuta da Uisp, nella squadra ho giocato fino all’età di 46 anni. La squadra ora fa calcio a 5 ed io oggi sono la presidente».