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Il caso

Ferrara, madre e figlio morti nel camper: «Mio fratello istigato, giustizia»

Daniele Oppo
Ferrara, madre e figlio morti nel camper: «Mio fratello istigato, giustizia»

I vigili del fuoco confermano il gesto volontario autolesionistico

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Ferrara Un gesto di autolesionismo, un caso di omicidio-suicidio. Nel corso dei mesi i dubbi su una morte casuale o ricercata si sono via via diradati, pur rimanendo alcuni profili di incertezza. Ma si può dire con un ragionevole grado di certezza che nel tardo pomeriggio del 6 febbraio scorso, nel parcheggio del negozio Decathlon, Stefano Cavalieri abbia volontariamente posto fine alla sua vita e a quella di sua madre, Mirella Graziosi, aprendo le valvole di due bombole di gas portate all’interno del camper nel quale i due vivevano da circa quindici giorni, girovagando di parcheggio in parcheggio.

Il gesto volontario è la conclusione a cui sono arrivati gli esperti del Nucleo investigativo antincendio dei vigili del fuoco di Bologna e così anche il medico legale Margherita Neri. E proprio quelle bombole di Gpl all’interno del camper «per tipologia e per come era realizzato l’impianto del gas, non trova una logica giustificazione – scrivono i vigili del fuoco –. Le bombole, infatti, non erano collegate a riduttori di pressione ed erano risultate completamente aperte, cosa che fa supporre un’azione volontaria, in considerazione anche del volume ridotto dell’abitacolo del camper dove è piuttosto probabile trovare una fonte di accensione che può essere rappresentata da una fiamma libera, un utilizzatore elettrico a batteria come il frigo o una stufetta, non escludendo altri tipi d’innesco che potrebbero essere andati distrutti a causa dell’incendio».

Tutte le carte sono da alcune settimane sul tavolo della sostituta procuratrice Ombretta Volta che farà tutte le valutazioni del caso, anche se sembra probabile che a questo punto l’indagine si concluda con una richiesta di archiviazione.

Così non si augura Simonetta Cavalieri, sorella di Stefano e figlia della signora Mirella, che fin da subito ha chiesto giustizia per i suoi parenti (anche con un cartello comparso subito dopo la tragedia nel parcheggio dove si è verificata), convinta che quanto compiuto da suo fratello sia stato diretta conseguenza delle azioni della sua ex compagna. Per questo «ho presentato una denuncia per istigazione al suicidio nei confronti della ex compagna di mio fratello. Io e tutte le persone che volevano bene a mio fratello chiediamo giustizia – dice Simonetta Cavalieri –. Anche mia madre chiede giustizia, perché non doveva trovarsi sul camper, doveva trovarsi a casa sua». È difficile, va detto, che l’ipotesi dell’istigazione abbia delle gambe per camminare, ma è indubbio che il rapporto tra Cavalieri e la sua ex compagna sia all’origine del gesto, e che la questione dell’abitazione sia centrale nella vicenda. La stessa donna, sentita dai carabinieri dopo quanto accaduto il 6 febbraio, aveva riferito che quello stesso giorno Cavalieri, tornato a casa per fare il bagno all’anziana madre, le aveva detto che se lei non se ne fosse andata dalla casa di Occhiobello che lui e sua madre avevano preso in affitto e dove si erano trasformati in ospiti, lui si sarebbe tolto la vita. Tra loro i rapporti erano molto problematici, anche per via di alcune denunce per maltrattamenti che la donna aveva fatto contro Cavalieri. E anche quel giorno aveva chiamato i carabinieri, impaurita, ha raccontato, dal suo stato di alterazione alcolica e che per questo potesse farle del male. Ne ha invece fatto a sé stesso, e alla madre, ponendo fine al loro girovagare disperato.