Omicidio Bergamini, l’avvocato Anselmo: «Isabella non è cambiata»
L’arringa del legale della famiglia di Boccaleone: «Indagini finte e tante bugie»
Boccaleone È stata la giornata dell’arringa dell’avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo, ieri al processo per la morte di Denis. Convinto che Isabella Internò, unica imputata in concorso con ignoti per l’omicidio dell’ex calciatore del Cosenza Calcio, rilascerà prima della fine del processo spontanee dichiarazioni che offriranno una tesi diversa da quella fornita finora, Anselmo ha incalzato la Corte: «Ma davvero per voi Isabella Internò è una persona diversa rispetto a 35 anni fa? In questi 35 lunghi anni non c’è stato un momento di empatia con la famiglia Bergamini, piuttosto si è sempre lamentata di dover subire un processo mediatico».
Anselmo ha poi ripercorso cronologicamente tutte le tappe delle indagini, a suo dire fallaci, sulla morte del calciatore. Dai primi rilievi effettuati da maresciallo Barbuscio che prende subito per buone le tesi di Internò e Pisano in merito al suicidio, alla ricognizione cadaverica effettuata dal dottor De Marco che ha redatto un certificato che lo stesso ha affermato non avrebbe dovuto fare, senza dimenticare l’ispezione cadaverica effettuata dal dottor Raimondi nella sala mortuaria dell’ospedale di Trebisacce, ispezione che non ha eseguito ma sulla quale risulta la sua firma, ma anche Coscarelli che in aula ha affermato di aver redatto una relazione senza alcun elemento ma che non poteva dire di no per un debito di riconoscenza. Per concludere con la posizione del procuratore Abate che viene spinto a predisporre l’autopsia sul corpo di Denis solo perché sollecitato dai dubbi della gente. «Ma come mai lui quei dubbi non li aveva? – si chiede Anselmo –. Davvero possiamo credere che si sia trattato solo di sciatteria? Non scherziamo, Qui si inanellano tutta una serie di elementi che vanno nella direzione di nascondere un omicidio».
Poi si è passati all’incontro tra Isabella e Denis il giorno della tragedia. Isabella ha sempre affermato di aver ricevuto una telefonata a casa da parte di Denis che la invitava a vedersi, tesi smentita da più testimoni. Chi ci fosse dall’altro capo del telefono resta un mistero. Di certo non Denis, secondo la ricostruzione di Anselmo l’incontro tra i due è stato deciso e organizzato dalla famiglia.
Quindi il rapporto tra Isabella e suo marito Luciano Conte. Vengono fatti ascoltare in aula alcuni stralci di intercettazioni ambientali che precedono e seguono le audizioni di Internò alla Procura di Castrovillari. Momenti concitati in cui Conte prima le suggerisce cosa rispondere («Devi dire che la telefonata l’ha fatta lui») e ancora: «Nel caso dì non ricordo, che hai rimosso e che non auguri a nessuno di vivere quello che hai passato tu». Dopo la sua audizione, appreso il fatto che le sia stato chiesto del suo rapporto con lo stesso Conte, l’uomo le dice alterato: «Hai capito perché te lo hanno chiesto? Perché lo sanno!», alludendo all’inizio della loro relazione ben prima dell’omicidio di Bergamini. L’esplosione poi quando apprende, dai verbali delle dichiarazioni della donna, del suo viaggio a Salerno a trovare l’amica Tiziana Rota pochi giorni dopo la morte di Denis, con tanto di incontro “amoroso” con Della Pietra (ex calciatore della Salernitana). Conte teme che sua moglie possa essersi confidata con la Rota. Proprio la Rota assieme a Forte, è l’ipotesi di Anselmo, sapevano molto di più di quello che hanno detto ma entrambi hanno dichiarato di avere paura, di non volersi esporre.
Il legale sollecita poi la Corte a valutare alcune incongruenze. La famiglia Internò, una volta appresa la notizia della tragedia, parte alla volta di Roseto Capo Spulico. Tutti sono concordi nell’affermare che lungo la strada incontrano prima il luogo dell’incidente e poi si recano alla caserma dei Carabinieri. «Questo è impossibile – afferma Anselmo – a meno che non si proceda da Taranto verso Cosenza».
Altra cosa che non convince Anselmo è la retromarcia effettuata da Pisano dopo aver attinto in corpo di Denis: «Perché non l’ha fatto subito ma solo qualche minuto dopo? Se ho il dubbio che il corpo possa essere rimasto incastrato la faccio subito». Infine, il legale chiede alla Corte di pensare alla famiglia Bergamini, a quello che ha dovuto passare in questi lunghi 35 anni. Una vita nel dolore e nell’attesa della giustizia.