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L’indagine

Ferrara, fascisti ma solo per gioco: i “bravi ragazzi” non hanno commesso reati

Daniele Oppo
Ferrara, fascisti ma solo per gioco: i “bravi ragazzi” non hanno commesso reati

Archiviati tutti i giovani coinvolti nella cena della vergogna in un locale di via Mayr. Erano indagati per apologia di fascismo, propaganda d’odio razziale e vilipendio

26 settembre 2024
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Ferrara A livello giudiziario è finita bene, con l’archiviazione decretata dalla giudice per le indagini preliminari Alessandra Martinelli, che ha accolto in pieno la richiesta presentata a metà luglio dal sostituto procuratore Ciro Alberto Savino. A livello morale, etico ed educativo si spera altrettanto, anche se per una via non di certo ortodossa, per i 26 “bravi ragazzi”, i giovani ferraresi indagati a febbraio per reati quali apologia di fascismo, propaganda e istigazione all’odio razziale, vilipendio delle forze armate, minaccia aggravata e atti osceni in luogo pubblico dopo una festa di compleanno alcolica e molto, molto sopra le righe al ristorante “La Fraschetta” di via Carlo Mayr.

Da un lato è certamente meglio così: è la conferma che a Ferrara non c’è stato un tentativo, per di più da parte di giovani universitari e sportivi, di far propaganda di idee che starebbero meglio sepolte. Su questo i difensori dei ragazzi, gliene va dato atto, non avevano alcun dubbio fin dall’inizio. Dall’altro è bene non rubricare l’episodio come una semplice “ragazzata”, visti i contenuti e, magari, la sveglia all’alba con la Digos sull’uscio e che poi entra in casa a frugare tra i propri effetti, sbircia nei computer e nel telefonino e qualcuno se lo porta anche via, la necessità di doversi scusare, sarà servita a imparare la lezione che certe azioni, certe escursioni sopra le righe, non sempre passano totalmente impunite.

Quel che era successo il 22 dicembre dell’anno scorso rimane un episodio una pagina ripugnante non una semplice bravata o una goliardata, visti anche gli atteggiamenti adottati verso una cameriera e altri clienti del locale che hanno rinunciato ad andare oltre, hanno lasciato passare. Quel giorno una buona parte degli indagati partecipò a una cena per festeggiare il compleanno di uno di loro, organizzata appositamente per andare oltre. C’era, ad esempio, un decalogo: tutti vestiti da carcerato (le donne da poliziotte), disturbare e importunare i presenti, cantare cori beceri, consentito il nudismo. Niente foto o video né “storie” da pubblicare sui social. I “cori beceri”, presi da un sito internet, stampati su un volantino e distribuiti agli altri avventori del locale, hanno rappresentato uno dei punti più bassi: irrispettosi verso persone decedute (dalla povera Yara Gambirasio a Lady Diana), omofobi, misogini, antisemiti, che inneggiavano a Mussolini e a Hitler (al quale è stato «demenzialmente addebitato lo stupro di Anna Frank», rilevava la procura; cori sul massacro di Nassiriya e sulla morte dell’ispettore capo Filippo Raciti. E cori razzisti sul calciatore Mario Balotelli e sull’atleta Fiona May. Proprio col nome dell’olimpionica veniva chiamata la cameriera di colore, con la rima disgustosa (che riportiamo perché fa capire il clima) «sempre negra sei». Alle proteste di qualcuno uno dei “bravi ragazzi” ha risposto mostrando i genitali, un altro ha picchiato sulla porta del bagno invitando a chiamare la Polizia, a una donna è stato rivolto il segno minaccioso di un dito passato sul collo. Su questi gesti, per la difficoltà a individuare con precisione gli autori e probabilmente anche quieto vivere, non vi sono state querele.