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Boccaleone, l’avvocato della Internò: «La famiglia Bergamini vuole i soldi»

Boccaleone, l’avvocato della Internò: «La famiglia Bergamini vuole i soldi»

Il legale dell’ex fidanzata del calciatore: «Si insegue un ipotetico risarcimento»

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Boccaleone Nell’ultimo giorno di discussioni prima dell’attesa sentenza nel processo Bergamini è stato l’avvocato Angelo Pugliese, difensore di Isabella Internò, a tenere ieri la sua arringa. E oggi la sentenza. «Mi spetta il compito ingrato di difendere un’innocente» ha esordito Pugliese «Isabella ha sempre sostenuto la causa del suicidio nonostante la sera stessa il presidente del Cosenza Serra, presentatosi a casa sua le avesse suggerito di parlare di incidente stradale. Ma no, lei conferma l’ipotesi del suicidio. Si parla di verità per Denis, io credo che al di là di questo ci sia, da parte della famiglia Bergamini un discorso economico da fare. Si insegue un ipotetico risarcimento economico di venti milioni di euro».

Il legale passa poi in rassegna gli aspetti ritenuti cruciali dal collegio difensivo a cominciare dalle incongruenze sull’orologio di Denis (restituito subito o no?), sul quale non risultano tracce di Dna né di Denis né di eventuali sconosciuti, ma solo quelle di Donata e Domizio Bergamini. Pugliese introduce anche il ruolo del procuratore Abbate «Ma chi è stato a non voler fare l’autopsia? Non è certo stato Abbate né Isabella Internò. È stata la famiglia Bergamini, è stato Domizio a dire di no perché voleva farla fare a Ferrara. Perché noi siamo de trogloditi del sud e non siamo all’altezza?» e ancora, incalzando la Corte presieduta da Paola Lucente «e voi avete fatto venire qui, lo avete fatto scappare qui, un magistrato in pensione (Abbate, ndr) per rispondere a delle accuse. Non mi era mai successo in tanti anni di assistere ad una cosa del genere». Nelle valutazioni del legale anche le indagini portate avanti, negli anni, dagli avvocati della famiglia Bergamini, prima Toschi e poi Gallerani. Il primo, a ridosso del processo per omicidio colposo a carico dell’autista del camion Raffaele Pisano, aveva scandagliato le possibili piste legate al suicidio, valutando ipotetiche depressioni, istinti suicidi ereditari o malattie infettive come l’Hiv. Altre indagini, portate avanti dal maresciallo Ingrosso vedevano in Michele Padovano una possibile influenza negativa per Denis Bergamini. «Qui stiamo condannando il Sud, sono venuti a parlarci di delitto d’onore. La verità è che Donato Bergamini si butta sotto il camion di Pisano, viene parzialmente sormontato, muore in pochi secondi e perde tutto il sangue. Isabella va Infantino con Panunzio, nel frattempo sul luogo arrivano altre persone che inducono Pisano a fare retromarcia. Il vetrino 13 non ha alcuna valenza e la glicoforina non dice nulla». «Non c’è prova che sia stato narcotizzato né che siano state utilizzate sostanze volatili e soprattutto non ci sono segni di difesa». Si torna in aula questa mattina quando Pm e parti civili faranno sapere se intendono o meno replicare all’arringa difensiva. Dopo di che la Corte si riunirà in camera di consiglio per emettere la sentenza, attesa in giornata.