Omicidio Bergamini, l’avvocato Anselmo: «Giustizia è fatta»
Il legale della famiglia di Boccaleone non si ferma: «Ora il processo al cugino»
Boccaleone «È stata fatta giustizia. Ora bisognerà processare anche il cugino di Isabella Internò e sono già stati trasmessi gli atti in Procura per altri testimoni per falsa testimonianza». È il commento a caldo dell’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini, alla lettura del dispositivo di condanna a sedici anni in primo grado nei confronti di Isabella Internò, ex fidanzata del calciatore del Cosenza, imputata per l’omicidio volontario del centrocampista. L’avvocato ferrarese Anselmo è da sempre vicino alla famiglia. Lui per primo ci ha creduto, ha lottato, è andato avanti anche quando tutto sembrava remare contro ed è riuscito, senza alcun dubbio, a scalare una montagna la cui vetta sembrava irraggiungibile.
Per Anselmo è stata una lunghissima giornata. «Ho ricordato in queste lunghe ore di quando il padre di Denis, Domizio, decise di partire da Boccaleone per raggiungere la Questura di Cosenza sezione stupefacenti. Era il lontano 1994. Suo figlio era morto già da cinque anni. Gli erano giunte strane voci (rivelatesi poi infondate) su strani presunti trasporti fatti da Denis con la sua auto - ha detto l’avvocato -. Era andato subito a raccontarlo alla Polizia. Ha rilasciato spontanee dichiarazioni e, poi, si è scusato se casomai avesse dimenticato qualche particolare a causa della lunghezza del viaggio fatto e della grande stanchezza che provava. Mi ha ricordato il padre di Stefano (Cucchi, ndr). Oggi sarebbe il compleanno di Stefano, cosi come, il 18 settembre, è stato quello Denis. Prima ancora quello di Federico, Riccardo e tanti altri. Una lunga serie di compleanni mancati che hanno distrutto le vite di quelle famiglie per bene».
Anselmo ha atteso per tutta la giornata «una sentenza importantissima come già mi è capitato di fare tante altre volte. La cosa che più mi angoscia è che niente potrà restituire il sorriso a quelle famiglie. Rimarrà sempre una catena di compleanni mancati. Questo mi rattrista. È stato tanto amato. È stato ucciso. Questa è la verità che ormai tutti hanno ben compreso. Noi abbiamo fatto il nostro lavoro affinché luce fosse fatta su un suicidio falso e di comodo».
E poi si toglie qualche sassolino: «Ci hanno accusati di essere anti meridionali e questo mi fa tanto sorridere visto il cognome che porto. Un processo contro Cosenza? No, un processo per Cosenza che non ha mai dimenticato. L’affetto e la gratitudine che riceviamo dai cosentini è meraviglioso. Non lo hanno dimenticato e non hanno smesso di amarlo. Non è questione di vincere o perdere. No. È solo che quel ragazzo non verrà mai più restituito alla sua vita ed alla sua famiglia, ma continua vivere in tutti coloro che hanno vissuto e vivono affinché gli sia resa quella giustizia che gli è stata negata».
Ieri la sentenza è arrivata dopo 35 anni. «Denis Bergamini ed il processo mediatico. Che poi è diventata gogna. Colpa sua? Colpa nostra? - aveva scritto in un post il legale nei giorni scorsi, quando la tensione era ormai alle stelle -. Il procuratore disse in udienza: “Perché, ad un certo punto, questa questione ha cominciato ad assumere un aspetto, come dire? Il tipico processo mediatico, per cui la stampa ha cominciato porre interrogativi...Ecco, che dire?”.