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Archeologia partecipata a Ferrara, torna “Che Delizia Belfiore”

Archeologia partecipata a Ferrara, torna “Che Delizia Belfiore”

Il percorso sta riportando alla luce un tesoro di epoca estense che si credeva scomparsa

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Ferrara “Che Delizia Belfiore”, progetto triennale di archeologia partecipata e pubblica che sta riportando alla luce un tesoro di epoca estense che si credeva scomparsa, è pronto a ripartire. Da martedì 8 ottobre, infatti, riprenderà il percorso per il terzo anno consecutivo. Alcune classi dei licei Ariosto e Roiti che, insieme Chiara Guarnieri, agli archeologi Flavia Amato e Maurizio Molinari e al Gruppo archeologico ferrarese (Gaf), proseguiranno il lavoro intrapreso negli anni scorsi. Il progetto è ideato e diretto da Guarnieri (Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ferrara), realizzato a cura del Gaf e finanziato dal Comune di Ferrara. “La finalità quest’anno – ha detto Guarnieri - è avere una planimetria convincente e utile per approfondire ancora di più la ricerca. Andiamo avanti in questo affascinante percorso, sempre insieme alle scuole e alla comunità”. Costruita da Alberto d’Este attorno al 1388 e successivamente ampliata da Lionello, la Delizia subì forti danni nel corso dei secoli: dal saccheggio all'incendio da parte dei veneziani durante la guerra del Sale con Venezia, nel 1483, a quando venne smontata per ricavarne materiale da costruzione, nel 1654. Sopra alla Delizia vennero poi costruiti edifici e si formò un prato. Ora, grazie a questo percorso partecipato, l’antico tesoro sta tornando alla luce. Al percorso hanno dato il proprio supporto la Provincia di Ferrara (proprietaria dell’area) e il Consorzio di Bonifica di Ferrara. L'iniziativa ha suscitato anche l'interesse del Centro internazionale didattica della storia dell'Università di Bologna.