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Il personaggio

Argenta, in sella a 85 anni: Luciano è un leone del ciclismo

Giorgio Carnaroli
Argenta, in sella a 85 anni: Luciano è un leone del ciclismo

Dopo la pensione, a 54 anni, ha conosciuto la bici da corsa e ancora oggi non intende lasciarla: «Il giorno che smetto sono sicuro mi ammalerò»

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Argenta Un leone di nome e di fatto. Lui è Luciano Leoni per tutti Leo, che il 17 settembre ha compiuto 85 anni. Abita in località La Fiorana e nell’ambito dei ciclisti amatori argentani - e non solo fra coloro che sono iscritti al Gruppo Ciclistico Argentano (Gc) - è un personaggio.

Operaio metalmeccanico da giovane nell’officina Mingozzi di Bando poi alla Marini di San Biagio, «sono andato in pensione a 54 anni – racconta – e lì ho conosciuto la bici da corsa. Ho iniziato andando da solo con una Legnano, che conservo, poi nel 1999 mi sono iscritto al Gc passando alla bici Scapin e ora pedalo su una Trek. Erano i tempi che facevo 18/20mila chilometri all’anno e in pratica mi era presa la “malattia” della bici da corsa. Stavo bene tant’è che ho ottenuto anche il diploma “Prestige” che viene assegnato a coloro che hanno percorso nove gran fondo. Certo non vado più forte come prima però pedalo e sto bene. Avrei fatto anche la Gravel visto che l’anno scorso ho fatto il percorso da 100 chilometri, ma è stata rinviata e quindi deciderò che percorso fare». Oggi Leo ha rallentato, raramente esce con il gruppo «se non nei raduni lontani al massimo 60/70 chilometri da Argenta tra andata e ritorno. Se mi tengo allenato? Almeno tre uscite settimanali assieme al mio amico Maurizio Pozzetto». Leoni ha un episodio che non dimentica ma è grazie alla bici se oggi può raccontarlo. «In bici sono caduto diverse volte senza farmi male e invece alcuni anni fa cadendo in casa mi sono lesionato la spina dorsale: 40 giorni di busto ma subito sono tornato in sella anche con la mountainbike. Per me non è un sacrificio andarci, è una passione che ho nel sangue e anche se pioveva partivo. Il giorno che smetto sono sicuro mi ammalerò».

«Leoni è una persona pacata, gentile, corretta e affabile – dice di lui Massimo Biavati, vicepresidente del Gc Argentano –. Sportivamente è uno che ha dato l’anima, un personaggio che non si è mai fatto indietro. Iniziare a 54 anni e partire con i giovani non è stato facile ma lui era sempre lì anche in salita: insomma una “grapiola”, non si staccava e se lo volevi cavartelo dalla ruota dovevi fare i 40-41 km/h. Oggi è il classico pensionato però va ancora tant’è che l’ho visto in sella il giorno di Natale». «Un esempio per tutti per serietà – aggiunge Stefano Checcoli – non fa polemiche sterili tantomeno lamentele. Ciclisticamente un temerario, un pilastro del nostro gruppo. Ricordo quando cademmo in tre a una rotonda: lui si rialzò nonostante un’ampia bruciatura alla coscia. Leo per tutti noi è davvero di esempio».