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Il racconto

Ferrara, gli sfollati della gru caduta: dopo due anni c’è ancora chi non è tornato a casa

Stefano Ciervo
Ferrara, gli sfollati della gru caduta: dopo due anni c’è ancora chi non è tornato a casa

Un’odissea che sembra non finire mai, tra alberghi e appartamenti con affitti esorbitanti, e danni non pagati

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Boara Un anno e mezzo fuori casa, tra alberghi e un appartamento in affitto a prezzi non proprio da tranquilla periferia. E una volta festeggiato il rientro («ma mi creda, non abbiamo avuto l’idea di feste»), il pensiero fisso delle spese ancora da recuperare e quell’immagine sempre in testa, «una gru che veniva giù, sulla mia casa: io, mia moglie e i miei figli non riusciremo a dimenticarla mai più». Per Stefano Droghetti e la sua famiglia il peggio è ormai alle spalle, ma il racconto di quel periodo passato fuori casa e degli ostacoli incontrati sul loro cammino rende bene l’idea di come la “normalità” possa trasformarsi in uno scenario molto diverso, per effetto di un singolo evento di pochi secondi. Nel caso loro, quella enorme gru da cantiere caduta a causa del forte maltempo sulla villetta condivisa con i suoceri, sfondando il tetto: come loro altre cinque famiglie di via Copparo, a Boara, una delle quali è tuttora fuori casa. Ancora 40mila euro da recuperare di spese vive, sulle quali la seconda trance di aiuti del Comune potrà incidere ben poco.

Il racconto Quel 17 agosto 2022 resterà impresso in maniera indelebile nella memoria della famiglia Droghetti: «Avevamo appena finito di mangiare la torta per il compleanno di mia suocera, che abita sotto di noi, ed eravamo tornati nel nostro appartamento, quando è successo. Un boato pazzesco, la casa ha tremato che il terremoto era niente. Non capivamo cosa fosse successo - racconta Stefano - poi siamo usciti e abbiamo visto». La parte superiore della gru aveva completamente sfondato il tetto della villetta, causando danni ancora maggiori all’abitazione vicina, che è appunto ancora da riparare. «I Vigili del fuoco sono arrivati, hanno visto e ci hanno dato dieci minuti per fare le valige e andarcene», la casa era inagibile. E da lì è cominciata una piccola odissea.

Anni fuori «Non sapevamo dove andare, noi e i suoceri, così per il primo mese siamo stati ospitati in albergo, anche con l’interessamento del sindaco. Il cibo non era compreso, usare il pc per mia figlia all’università non si poteva, non è stato semplice né per me, che lavoro al petrolchimico, né per mia moglie, con un contratto part time. Così abbiamo cercato subito un appartamento, ma è stata un’impresa». Offerte solo “da studenti”, per sei mesi, oppure affitti esorbitanti, anche 2mila euro al mese. «Alla fine grazie ad alcuni amici ne abbiamo trovato uno abbastanza grande per noi e i suoceri, a Francolino, a 1.500 euro al mese, spese comprese. Con il nostro avvocato ci siamo allora messi a discutere con l’assicurazione per i danni, e con chi doveva rimuovere la gru: costava un sacco, ci abbiamo messo un bel po’ per spuntarla». Nel frattempo le infiltrazioni d’acqua e il freddo, entrando dal tetto sfondato, rovinavano tutto nella casa di Boara: mobili, cucina, impianto elettrico, rubinetti, caldaia. «L’assicurazione paga ma non a nuovo: per il divano che aveva 4-5 anni, da buttare, ci hanno riconosciuto 250 euro, per la cucina vecchia di 8 anni sono arrivati 4mila euro. La riparazione del tetto è costata 38mila euro e lì ci hanno dato l’80%, come pure per gli impianti: solo l’imbianchino è costato 6.500 euro» è il rendiconto di Droghetti.

Il rientro I suoceri sono rientrati appena rimossa la gru. Nel marzo scorso i lavori sono finiti e anche i Droghetti hanno potuto tornare. Restano segni non facilmente cancellabili di quell’evento, e la prospettiva di una battaglia legale in salita per recuperare le spese: il Comune ha appena deliberato una seconda trance di 2.800 euro di contributo. «Per fortuna abbiamo potuto festeggiare la laurea di mia figlia, quello sì che è stato un nuovo inizio» si apre Stefano. Ma c’è chi è ancora prigioniero di quella giornata.