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Crisi Berco, seconda giornata di sciopero dopo i licenziamenti: convocato il tavolo di crisi in Ministero

Crisi Berco, seconda giornata di sciopero dopo i licenziamenti: convocato il tavolo di crisi in Ministero

Oggi la visita dell’europarlamentare Stefano Bonaccini ai dipendenti che protestano fuori dalla fabbrica: «Non è tollerabile mandare nella disperazione 480 persone, devono vergognarsi»

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Copparo Anche sotto la pioggia caduta copiosa la notte, i lavoratori della Berco non hanno mai abbandonato il piazzale dell’azienda diventato in questi giorni una trincea per i 1.250 addetti su cui grava la tagliola di 480 esuberi, oltre ai 70 ancora solo annunciati per lo stabilimento di Castelfranco Veneto. A turni, oggi hanno proseguito con la seconda giornata di presidio davanti ai cancelli per lo sciopero proclamato ieri quando, pochi minuti dopo le 8, l’azienda con due mail aveva comunicato l’apertura della procedura per i 480 licenziamenti e l’azzeramento di tutta la parte economica del contratto integrativo. La fabbrica si è svuotata, da allora più nessuno ci ha messo piede, e la protesta procede compatta.

 A far visita ai lavoratori in sciopero nel piazzale si sono presentati i dem Stefano Bonaccini, europarlamentare ed ex presidente della Regione Emilia Romagna, oltre ai candidati ferraresi del Partito Democratico alle elezioni regionali Paolo Calvano, Marcella Zappaterra, Enrico Bassi e Carlotta Gaiani. «Quello che sta capitando qui è qualcosa di vergognoso e inaccettabile – ha esordito Bonaccini –. Noi di crisi aziendali mentre facevo il presidente della Regione ne abbiamo avute per fortuna poche, ma molto complicate. Ricorderete la Magneti Marelli che aveva deciso di lasciare a casa 300 persone e chiudere lo stabilimento, ma ora quello stabilimento non chiuderà e quelle persone sono al loro posto di lavoro».

Caso Berco in Commissione Europea, dove Bonaccini, insieme alla collega europarlamentare Elisabetta Gualmini, ha «depositato un’interrogazione a risposta scritta». Megafono in mano e l’ex presidente della Regione ha continuato a parlare ai lavoratori: «Se se ne va la Berco non se ne vanno solo, e già questo è drammatico, 480 posti di lavoro ovvero 480 famiglie che rischiano la disperazione, ma se ne va un’industria che tra il diretto e l’indotto vale molto più persino dei 480 posti di lavoro che voi garantite. Non è tollerabile, e certamente non lo può essere in Emilia Romagna, mandare nella disperazione 480 persone e noi dobbiamo dire loro che sono indecenti e devono vergognarsi». 

Nel frattempo, da Roma, mentre i lavoratori Berco con il loro striscione rosso reclamavano attenzione sulla gravissima situazione che stanno attraversando, è arrivata la notizia che si aspettava da qualche giorno, ovvero la convocazione del tavolo ministeriale, che si riunirà il 5 novembre alle 10 al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Alla riunione, che si terrà a Palazzo Piacentini, sono stati invitati a partecipare i rappresentanti dell’azienda, delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni regionali dell’Emilia-Romagna e del Veneto.