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Ferrara, in via Pomposa «si rischia la vita. Servono ciclabile e rallentatori»

Gioele Caccia
Ferrara, in via Pomposa «si rischia la vita. Servono ciclabile e rallentatori»

La richiesta dei residenti delle abitazioni situate nei pressi della Casa di riposo. Lì vicino l’8 ottobre è stato travolto un ciclista

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Ferrara «L’automobilista appena passato faceva almeno i 100 all’ora», commenta a spanne un operatore di Tper fermo, assieme ad alcuni colleghi, nei pressi del passaggio pedonale di via Pomposa che collega l’isola ecologica ad un gruppo di abitazioni private. «Attraversare la strada in questo punto – conferma una signora che abita proprio di fronte al tratto coperto dalle strisce zebrate – è pericolosissimo». Ma il figlio va oltre: «Diciamolo, è quasi un suicidio. Farlo di giorno è già un azzardo, chi prova ad attraversare di sera o di notte, col buio, rischia di non rientrare a casa». Il luogo è ben identificabile, si trova nei pressi di una Casa di riposo, con l’ampio parcheggio prospiciente, e davanti ad una fermata della corriera che trasporta i passeggeri fuori città o dalla provincia nel capoluogo. «Manca una pista ciclabile, un luogo dove il ciclista e anche i pedoni possano muoversi in sicurezza», spiega una giovane coppia che risiede nell’abitato e gestisce un locale pubblico in centro storico. Anche loro affermano che «passare da una parte all’altra della strada non è salutare, attualmente non ci sono le condizioni perché questo possa avvenire tutelando il pedone».

Il punto indicato si trova a poche centinaia di metri dal luogo dove, l’8 ottobre scorso, un’auto ha investito un ciclista diretto verso Focomorto, nei pressi della Litografia Tosi. L’uomo, in sella alla sua bici, è stato travolto e l’impatto non gli ha lasciato scampo. La notizia ha suscitato nuove apprensioni nella zona e confermato tutti i dubbi dei residenti sulla sicurezza di via Pomposa, soprattutto nei tratti che affiancano zone abitate. «Del progetto di realizzare qui, in via Pomposa, una pista ciclabile si parlava già diversi anni fa, quando ci siamo trasferiti – raccontano due residenti – ma l’idea non è evoluta in una realizzazione concreta e siamo fermi ad allora». Il punto è che di un percorso protetto, almeno in quel tratto di strada, c’è assoluto bisogno, proseguono, anche perché «la Casa di riposo richiama molte persone - spesso anziane – che, per raggiungerla, camminano sul ciglio della strada, a pochi centimetri dalle auto che sfrecciano. La richiesta di una pista a fianco della strada era stata oggetto di una petizione, qualche anno fa, ma ci avevano detto che il costo per realizzarla era molto alto perché si doveva tombare un fossato».

Annarita, che abita in una delle case situate sul retro, alle quali si accede da una strada laterale, via Pioppa, ricorda che la questione «era stata posta ufficialmente ed era stata presa in carico dalla vecchia amministrazione comunale. Ma poi non era stata risolta in un modo ottimale, oggi di fatto la pista realizzata è impraticabile». Il motivo è che «per rendere percorribili dalle biciclette alcune centinaia di metri che girano attorno all’abitato, entrano in una zona verde in via San Lazzaro e si allungano in direzione di via Pontegradella, è stato utilizzato dello stabilizzato. Non è il fondo più adatto e molta gente non la usa per questo motivo». Occorrerebbe inoltre «creare un ulteriore collegamento ciclabile con la pista di via Pontegradella. Non è un tratto molto lungo, ma di fatto metterebbe al sicuro i ciclisti», sottolinea un altro residente. Vicino all’isola ecologica, infine, bisognerebbe «posizionare dei rallentatori. Sul rettilineo le auto corrono troppo».