Inchiesta hacker, tutti gli accessi “ferraresi”: c’è anche Alex Britti
A Luca Cavicchi contestato esercizio abusivo di professione
Ferrara Il suo nome ricorre in quattordici specifici episodi contenuti nell’ordinanza del tribunale di Milano che ha fatto esplodere l’inchiesta hacker, sempre per contatti con pubblici ufficiali al fine di ottenere informazioni dalle più svariate fonti, dal Ministero dell’Interno all’Agenzia delle entrate, fino all’Inps e alla Polizia di frontiera dell’aeroporto di Bergamo. In quest’ultimo caso tra le “vittime” di questi accessi illegali ci sarebbe anche Alessandro “Alex” Britti, il noto cantautore. La posizione di Luca Cavicchi, 62 anni, nato e residente a Ferrara, di professione “cacciatore” d’informazioni soprattutto sul fronte delle attività d’impresa, sarà ovviamente da chiarire, ma l’unico reato contestato è di fatto l’esercizio abusivo della professione d’investigatore privato. Viene peraltro citato come esempio tra i «soggetti esterni al sodalizio», che operano nello stesso settore delle investigazioni e della raccolta informazioni, utilizzando fonti che, in molti dei capi d’imputazione, restano non identificate. Il suo principale contatto nell’organizzazione appare essere Nunzio Samuele Calamucci, che viene indicato come l’esperto informatico, che più volte lo sollecita ad ottenere informazioni riservate su persone o società.
Il profilo
Luca Cavicchi è molto conosciuto a Ferrara. Si occupa di “Indagini patrimoniali investigate”, in pratica un insieme di attività volte a raccogliere informazioni sulla situazione economica e patrimoniale di una persona o di un’impresa. Un ambito, ovviamente, molto delicato, una sorta di “campo minato” perché occorre fare molta attenzione a quanto rigorosamente stabilito dalla legge. A quanto viene contestato Cavicchi sarebbe andato “oltre”.
In un solo caso sarebbe stato il “committente” dell’azione criminosa, chiedendo lui a Calamucci l’acquisizione dei dati, che poi sono passati per Giuliano Schiano; negli altri avrebbe appunto agito su input dell’informatico del sodalizio. Toccava poi al pubblico ufficiale, che rimane in questa fase il più delle volte non identificato, inserirsi in sistemi informatici in teoria inviolabili per estrapolare le informazioni. L’acquisizione di queste informazioni, evidentemente in maniera lecita, spetta a chi svolge l’attività d’investigatore privato, ed infatti nell’ordinanza si cita l’aggravante di esercizio abusivo di professione.
La notizia
Ieri mattina la notizia è arrivata in piazza a Ferrara come un fulmine a ciel sereno, nella stessa edicola de centro davanti alla quale Luca Cavicchi e i suoi amici di sempre passano il loro tempo libero, tra chiacchiere, battute e confronti. Nessuno, ovviamente, se la sente di parlare. Un po’ per amicizia e un po’ perché al momento i dubbi, la perplessità ed anche l’incredulità rispetto a quanto trapelato è davvero tanta. Cavicchi ha il telefono staccato, spento. Anche su WhasApp non è raggiungibile. «Mi occupo di ogni soluzione, sia informativa che investigativa, volta alla tutela del credito e del patrimonio. Negli anni, ho stretto solide partnership con le più qualificate professionalità per ogni settore specifico (Osint, Ethical Hacking, Computer Forensics, Informazioni per Recupero Crediti, Rintraccio Debitore, Rintraccio Conti Correnti per Recupero Crediti, Rintracci Patrimoniali, Verifiche Patrimoniali, Ricerche Bancarie, Visure Conti Correnti...)», si legge nel suo profilo. Per il resto, al momento, le bocche restano cucite. Anche tra i professionisti del settore delle informazioni e delle investigazioni private di città e provincia filtra stupore per aver visto il suo nome inserito nell’inchiesta. Cavicchi lavora molto su Milano, e a livello nazionale, ma appunto sempre nell’ambito delle informazioni sulle attività aziendali, un campo distinto da quello dell’investigazione privata.