Ferrara, botte per la droga non pagata: fratelli estorsori a processo
A fine maggio erano stati arrestati per aver minacciato e aggredito un uomo che aveva smarrito l’hashish ricevuta da loro: lui andò in carcere e lei ai domiciliari
Ferrara Sono finiti a processo per tentata estorsione fratello e sorella arrestati a fine maggio dai carabinieri di Ferrara. L’altro giorno si è tenuta l’udienza filtro del loro processo, dove sono difesi lei, 34 anni, dall’avvocato Enrico Sisini e lui, 44 anni, dall’avvocato Lorenzo Zappaterra. I due sono ancora sottoposti a misura cautelare: l’uomo si trova ristretto in carcere e la sorella agli arresti domiciliari. Sono accusati di tentata estorsione in concorso, legata allo spaccio di stupefacenti.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del nucleo investigativo di Ferrara, nell’estate del 2023 i due avrebbero minacciato e aggredito un uomo di 49 anni che l’estate precedente (vale a dire quella del 2022) aveva “smarrito” due panetti di hashish che avrebbe ricevuto dai fratelli. In questo modo il 49enne avrebbe contratto con i due un debito di 1.500 euro che continuava a non saldare per lunghi mesi e così il 43enne e la 34enne avrebbero iniziato ad avanzare richieste sempre più pressanti, arrivando anche ad aggredire l’allora compagna del presunto debitore – strozzata e presa a calci – mentre passeggiava con il cane, e poi malmenando il 49enne, preso anche a bottigliate.
Nel corso dell’indagine, i carabinieri sono riusciti a ricostruire anche altre due estorsioni (non oggetto del processo), che sarebbero state realizzate mediante la cosiddetta tecnica del “cavallo di ritorno”. In entrambi i casi alle due vittime era stata sottratta la bicicletta, ovviamente parcheggiata e chiusa con lucchetto, e il quarantaquattrenne si era offerto di “mediare” – se così si può dire – per la restituzione del maltolto in cambio di un compenso. Condotte, ovviamente da provare davanti al tribunale, che pur essendo più vicine a degli espedienti nemmeno troppo sofisticati per ottenere un po’ di denaro, sono bastate alcuni mesi fa per far propendere il giudice delle indagini preliminari per la concessione delle misure cautelari richieste dal pubblico ministero. «La mia assistita nega ogni addebito», commenta l’avvocato Enrico Sisini. Non è stato possibile raggiungere invece l’avvocato Zappaterra. Il processo è stato aggiornato al 28 novembre per conferire l’incarico per la trascrizione di alcune intercettazioni.