Ferrara, è l’anniversario dell’eccidio del muretto
Il 15 novembre 1943 dieci ebrei vennero uccisi dai nazi-fascisti nei pressi del Castello Estense: oggi la cerimonia in memoria con studenti e autorità. Una ragazza: «A Bologna c’erano i fascisti, ma non è vietato?»
Ferrara Con la commemorazione giovedì alla Sinagoga di via Mazzini in ricordo degli ebrei ferraresi uccisi dai nazi-fascisti, sono iniziate le cerimonie dedicate agli eccidi avvenuti nella nostra città a causa della ferocia fascista. Questa mattina la direttrice dell’Istituto di Storia Contemporanea Anna Quarzi ha incontrato nella Sala Consigliare del Municipio gli studenti dei licei Ariosto e Roiti e la III media della Dante Alighieri per raccontare loro una delle pagine più nere della storia di Ferrara.
«È esattamente il 15 novembre del 1943 quando vengono uccisi al muretto del Castello undici cittadini ferraresi – ha esordito – Siamo in piena guerra e Ferrara vive la vicenda, la prima in Italia di impronta civile in quanto sono italiani che uccidono altri italiani - in un silenzio di terrore». A questo punto fa un passo indietro e precisamente al 9 luglio ’43 quando in Sicilia sbarcano le forze alleate, il primo segno della liberazione che però avverrà dopo un anno e mezzo e dopo altre drammatici momenti come l’arresto di Mussolini, la nomina di Badoglio come nuovo capo del Governo da parte del re Vittorio Emanuele III e soprattutto la firma dell’armistizio l’8 settembre che metterà la fine dell’alleanza con la Germania nazista facendola diventare un invasore violento, disorientando i nostri soldati molti dei quali vengono arrestati e deportati nei lager. Mussolini viene liberato e messo a capo della Repubblica Sociale a Salò, indice a Verona il congresso di neo partito Repubblicano Fascista mentre i tedeschi compiono razzie violente ovunque. «È in questo maledetto autunno – prosegue Quarzi – che avviene anche la tragedia di Ferrara scatenata dalla morte del federale Igino Ghibellini per vendicare il quale saranno uccisi dieci cittadini innocenti: Emilio Arlotti, Pasquale Colagrande, i fratelli Vittore e Mario Hanau, Alberto Vita Finzi, Mario Zanatta, Giulio Piazzi, Gerolamo Savonuzzi, Ugo Teglio, Arturo Torboli, più il giovane operaio Cinzio Belletti che lavorava alla stazione e che per caso passava sul luogo dell’eccidio, spaventato non si fermava all’alt e veniva fucilato in piazzetta S. Anna».
Gli studenti hanno ascoltato il racconto, le letture di alcune testimonianze e di pagine di Bassani accompagnate dalle immagini degli schizzi che il pittore Mario Capuzzo fece di quei corpi martoriati lasciati per tutta la mattina affinché fossero di monito, poi la una domanda di una studentessa. «I recenti fatti accaduti a Bologna ci dimostrano che in realtà non dobbiamo parlare al passato di fascismo. Perché è ancora possibile questo?» La risposta di Anna Quarzi è semplice: «Esiste una legge che vieta l’apologia del fascismo ma evidentemente è facile aggirarla». Dopo l’incontro gli studenti si sono recati al muretto del Castello per la cerimonia con le autorità.