Non c’è Fabbri da votare, è un ribaltone: a Ferrara soffia il vento da sinistra
Il Partito Democratico stacca Fratelli d’Italia e Calvano è mister preferenze in città
Ferrara Città del centrodestra che cinque anni fa ha scelto di “cambiare aria” e lo scorso giugno l’ha riconfermato alle urne. Eppure oggi nel capoluogo estense, così come in regione, ha vinto Michele de Pascale, candidato del centrosinistra eletto nuovo presidente dell’Emilia Romagna. Un territorio, quello di Ferrara città, che doveva trainare fortemente le chance di Elena Ugolini di diventare la prima presidente del centrodestra dal dopoguerra in avanti a governare una regione “rossa” – così com’era successo l’ultima volta, a gennaio 2020, con Lucia Borgonzoni, in città di appena 142 voti sopra il rivale Stefano Bonaccini – e invece il capoluogo ha voltato la faccia alle stesse forze politiche che oggi la governano.
Elena Ugolini aveva chiuso la propria campagna elettorale non più tardi di venerdì scorso proprio a Ferrara, un po’ per il “timore” – ha detto lei – di mettere piede nella «fortemente ideologizzata Bologna, così come Modena e Reggio», un po’ perché Ferrara si era appena (cinque mesi fa) votata ad un’amministrazione di destra – un caso quasi più unico che raro in regione –, dunque qui tutto lasciava presupporre una vittoria più o meno schiacciante della Ugolini. E invece in provincia c’è stato un testa a testa al fotofinish, in cui la candidata è comunque arrivata dietro, di pochissimo, all’ex sindaco di Ravenna, mentre in città la presidente del liceo “Malpighi” (Bologna) si è attardata addirittura di circa 12 punti.
Nessun traino dal centrodestra ferrarese, dunque, e in fondo, riflettendoci, la ragione è presto detta: a Ferrara, per le regionali, è mancato “l’effetto Fabbri”. A parte aver stretto la mano alla candidata del centrodestra quest’estate a Palazzo Municipale, il sindaco si è speso per le elezioni soltanto in ultima battuta: ha seduto con Matteo Salvini al tavolo della Lega e si è accomodato a fianco della Ugolini nella volata finale. E probabilmente quando alcuni elettori ferraresi non hanno rivisto la faccia di Fabbri in giro per la città per la corsa alle elezioni regionali – non per forza da presidente, ma con una lista a sostegno della coalizione, come sembrava potesse essere – ci hanno pensato bene prima di recarsi alle urne. Lo testimonia il risultato elettorale quanto il dato dell’affluenza. Alle amministrative di giugno votarono il 67,60% degli aventi diritto, mentre nella due giorni delle regionali la partecipazione ai seggi si è fermata al 47,10% (venti punti in meno anche rispetto alle ultime elezioni in Emilia Romagna). Non che la “colpa” dell’astensionismo sia da imputare a Fabbri – il capoluogo è comunque stato tra i comuni più virtuosi in provincia –, ma bisogna ammettere che oggi più che mai il primo cittadino estense sposta notevolmente gli equilibri. Senza il sindaco di Ferrara da votare si è verificato il ribaltone e il centrosinistra è tornato a vincere come non succedeva da tempo nella città estense. All’appello delle regionali non ha risposto una parte dell’elettorato del centrodestra, come rilevato dai numeri e dal calo di alcune forze. È forse il caso di dire che il centrodestra dei partiti senza il Fabbri civico – vincitore silenzioso di questa tornata – non vada da nessuna parte? La risposta è rimandata alle prossime amministrative, ma forse sarà il caso che i vari Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia inizino a ragionarci sopra e a programmare il futuro, anche solo per evitare di ritrovarsi all’opposizione.
I partiti A Ferrara il bipolarismo la fa da padrone. La prima forza politica è stata il Partito Democratico, che di pochi centesimi sfiora il 40% delle preferenze (17.608 voti). Segue a 24,77% Fratelli d’Italia (11.005 voti), ben lontano dall’oltre 30% ottenuto alle scorse europee e con 10mila voti in meno. La Lega chiude con il 6,99% davanti a Forza Italia (5,37) e alla lista civica Ugolini (5,12). Avs (insieme a Coalizioni civiche e Possibile) è il quarto partito in città con il 5,44%, mentre il Movimento 5 stelle continua a cadere a capofitto nelle preferenze e neppure la spinta dell’ex premier Giuseppe Conte – venerdì al Bar Gallery – è servita per ringalluzzire l’appeal dei pentastellati. Sta al 4% la lista Civici con de Pascale presidente e all’interno della stessa coalizione di centrosinistra i Riformisti si attestano in fondo al 2,05%. Nella sua città natale Luca Teodori prende 790 preferenze (1,60%), mentre Federico Serra (Emilia Romagna per la pace, l’ambiente e il lavoro) sta dietro di 50 voti.
Le preferenze Nel capoluogo svetta l’assessore regionale uscente del Pd, Paolo Calvano (2745), che precede anche i rappresentanti dell’amministrazione comunale candidati per FdI, il vicesindaco Alessandro Balboni (2528) e l’assessore Chiara Scaramagli (686). Fa incetta di voti sotto il Castello Estense Marcella Zappaterra (2306) e superano di gran lunga le mille preferenze pure gli altri due candidati dem, la centese Carlotta Gaiani (1735) e il copparese Enrico Bassi (1539).