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Il traguardo

Codigoro, il pompiere Nardini va in pensione: «Lavoro pieno di emozioni»

Katia Romagnoli
Codigoro, il pompiere Nardini va in pensione: «Lavoro pieno di emozioni»

Il caposquadra dei vigili del fuoco saluta: «I ricordi più belli? Le vite salvate»

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Codigoro «Porto dentro di me tanti ricordi, ma tra i più belli ci sono quelli delle vite salvate. Quando riesci a strappare alla morte una persona, quella è l’esperienza più gratificante, che ti resta per sempre nel cuore. Ricordo ad esempio il bimbo di 4 anni, rimasto intrappolato sotto ad un silos, a Suzzara nel 1992, quando ero alle prime armi. Svuotando in pochissimo tempo il silos, con i colleghi, ho recuperato il bimbo rimasto sotto ad un peso di 200 quintali e miracolosamente vivo per un avvallamento del terreno».

La carriera Marco Nardini, capo del distaccamento dei vigili del fuoco, a 4 giorni dalla pensione, snocciola con il trasporto e l’emozione di un ragazzino i ricordi della sua carriera professionale, vissuta con dedizione profonda verso il servizio pubblico e con grande amore per il territorio e la sua gente. Partendo dal ruolo di vigile del fuoco semplice, Nardini ha percorso ogni gradino della sua carriera con passione e determinazione, iniziando l’8 aprile 1992 alla Scuola centrale antincendi “Le Capannelle” di Roma, per poi affrontare diverse esperienze operative che lo hanno portato a Codigoro, nel febbraio 1994, destinazione che sarebbe diventata il fulcro della sua attività. Il suo curriculum racconta una crescita continua: dalle prime abilitazioni fino ai gradi di vigile qualificato, esperto e coordinatore, per arrivare, nel 2021, al prestigioso incarico di capo-distaccamento con il ruolo di capo-reparto esperto. Tuttavia, il suo percorso non è solo una lista di titoli. È la narrazione di una vita dedicata al soccorso e alla protezione delle persone in situazioni di emergenza. Tra gli interventi più significativi si annoverano le missioni nei territori colpiti da calamità naturali: dal sisma del 1997 nelle Marche e in Umbria al terremoto dell’Aquila del 2009, dalle alluvioni in Piemonte e Liguria agli eventi sismici che hanno sconvolto l’Emilia nel 2012. Ogni volta, Marco Nardini ha dimostrato la capacità di affrontare con competenza situazioni difficili e spesso drammatiche, portando aiuto a chi ne aveva più bisogno. Nardini ha saputo inoltre intrecciare rapporti di collaborazione inter istituzionale molto solidi e duraturi. Prima di appendere il casco ignifugo al muro (anzi ha deciso di donarlo alla sindaca di Codigoro Sabina Alice Zanardi), Nardini, vuole ringraziare «in primis mia moglie Cristina, per tutte le volte che mi ha aspettato e invece non c’ero e poi i colleghi, soprattutto quelli con cui sono cresciuto, Zappa, Paolino, Tonino e altri come quelli di oggi, Benci, Pava, Cinghio Frank, Magik, Roman, Il Panda Gigante, Pando, Manfro, Marione, Flavia, Tromba, Meneghino, Marchino, Cristiano, Fabio, Al Skitnà e tutti gli altri e poi ancora, la sindaca Sabina Zanardi, tutta la giunta e i cittadini. Non nego di nutrire un po’ di malinconia – chiude Nardini -ma sarò per sempre un pompiere. Un abbraccio a tutti».