Ferrara, autista Tper aggredito da un viaggiatore ubriaco
Lo sfogo: «Ogni giorno dobbiamo gestire situazioni al limite, rischiando anche il licenziamento se facciamo un passo falso. E quando i ragazzi sono a scuola il problema diventano gli adulti, così com’è successo l’altra mattina»
Ferrara «È inutile girarci attorno: fare oggi l’autista di bus è dura, molto dura. Abbiamo responsabilità civili, penali e ogni giorno dobbiamo gestire situazioni al limite, rischiando anche il licenziamento se solo facciamo un passo falso». A parlare è uno dei conducenti di Tper che ogni giorno da oltre dieci anni accompagna gli studenti, e non solo, dalla provincia verso la città. E viceversa. «Sono tempi difficili. La maleducazione regna sovrana e alla fine la colpa è sempre nostra. Se i figli arrivano tardi a scuola è colpa del bus. Se al pomeriggio non li vedono arrivare a casa all’ora prevista, è colpa del bus. Se qualcuno di noi si azzarda a dire qualcosa, diventa facile bersaglio e le rogne sono dietro l’angolo, essendo la maggiore parte dei viaggiatori minorenni».
Il quadro è chiaro: «c’è chi fuma, chi beve, chi danneggia i sedili e chi scrive con le bombolette spray. Ne fanno di ogni pur di disturbare, sapendo che noi abbiamo le mani legate, che fermare il bus e chiamare le forze dell’ordine vorrebbe dire non far entrare a scuola decine di ragazzi e ragazze. E se dobbiamo dirla tutta, lo fanno anche per questo». Quindi lo sfogo: «Sono sui social, leggo quello che scrivono le famiglie anche sotto agli articoli della Nuova Ferrara. Ecco, io e miei colleghi siamo sempre quelli, ogni mattina sulla stessa tratta. Ci conoscono, sanno dove trovarci. Ci fosse mai stata un mamma o un papà che avesse provato a contattarci per dire “se mio figlio fa qualcosa, se è un teppista, se è in qualche modo coinvolto per favore chiamateci”. Niente. Tutti bravi ragazzi. E per carità la maggior parte lo è davvero, ma noi sappiamo bene quello che succede. Li teniamo d’occhio, conosciamo i bulli e vediamo anche le trasformazioni quando si muovono in gruppo, quando vengono costretti a fare o a non fare qualcosa. Li sentiamo quando vengono convinti a entrare dopo perché tanto “puoi dire che la corriera è arrivata in ritardo”. Sappiamo perfettamente quello che succede tra i sedili. Lo specchietto retrovisore è una telecamera sul loro mondo».
L’aggressione Ma non è ancora abbastanza, perché quando finalmente i ragazzi sono a scuola, il problema su alcune tratte diventano gli adulti. «Proprio l’altra mattina sono stato aggredito da un tizio salito a Ferrara completamente ubriaco. Dobbiamo farli viaggiare lo stesso, fermarci e aprire le porte. Oppure chiamare le forze dell’ordine, se disturbano troppo». L’uomo si è invece seduto, apparentemente tranquillo. «Arrivato a Portomaggiore non è sceso al capolinea. Erano circa le 12. L’ho sollecitato anche perché di biglietto nemmeno l’ombra, ma ha iniziato a urlare e a riempirmi di insulti e di minacce pesanti, ha provato a spingermi. Io ho subito, come sempre. Per fortuna c’era altra gente che ha sentito e intanto una pattuglia dei carabinieri, che stava passando dalla stazione, vedendo agitazione si è fermata». Sui bus ci sono le telecamere. «È tutto documentato. Compreso anche il ragazzo che l’altro giorno voleva far fermare la corriera perché doveva andare in bagno. Al mio rifiuto, come se nulla fosse, l’ha fatta sul bus». Insomma, «non va affatto bene. Anzi, è sempre peggio. Non ci sono guide, non c’è rispetto delle regole e il dramma è che non sappiamo che soluzioni trovare».