Ferrara, la violenza sulle donne si combatte nelle scuole
Anche il liceo Ariosto ha contribuito con testi e monologhi. «Il fenomeno radicato nella storia e anche legittimato»
Ferrara Per capire l’importanza della ricorrenza del 25 novembre dobbiamo porci delle domande: cos’è la violenza di genere? Perché è così diffusa? Come e quando nasce questa Giornata? Ma andiamo con ordine. Come una ragnatela, la violenza sulle donne è complessa, a volte poco visibile, ma potenzialmente letale; le forme più comuni sono fisica, sessuale, verbale, psicologica ed economica. Questo fenomeno è ancora molto diffuso: secondo l’Istat, in Italia si stima che il 31,5% della popolazione femminile ne sia stata vittima (ricordando che l’1% equivale a più di 302.000 donne). Perché? La nostra giurisprudenza ci dà degli indizi: essa garantì indirettamente agli uomini l’utilizzo della violenza domestica per lungo tempo. E non solo con il delitto d’onore. La legge sul divorzio, ad esempio, entrò in vigore solamente nel 1970; inoltre, nell’articolo 150 (abolito nel 1975) il divorzio era concesso, oltre che in poche altre situazioni, in caso di sevizie o gravi ingiurie: ciò significa che “ingiurie minori” erano consentite. Il fenomeno della violenza è, quindi, in parte dovuto alla concezione millenaria che una dose di violenza coniugale sia funzionale se non necessaria all’ordine della famiglia.
La Giornata del 25 novembre, nata come omaggio alle sorelle dominicane Mirabal uccise nel 1960 perché combatterono contro il regime dittatoriale di Trujillo, fu ufficializzata nel 1999 dall’Onu. Nel mese di novembre di quest’anno, la città di Ferrara ha proposto davvero tantissime iniziative, tra cui Viva Vittoria, progetto di sensibilizzazione e raccolta fondi per il contrasto della violenza sulle donne, che ha visto piazza Castello riempirsi di centinaia di coperte fatte a mano, per un evento che senza alcun dubbio ha lasciato il segno. Fino a domani c’è poi ancora tempo per visitare la mostra fotografica “Dalle mani delle donne” di Tiziana Marongiu nel cortile interno del Castello estense, in zona via Coperta. La mostra ha già riscosso molto successo e davvero vale la pena andare a visitarla.
Anche il liceo Ariosto ha contribuito a diffondere il messaggio importantissimo di questa Giornata con un progetto per il quale gli studenti hanno realizzato un manifesto o presentare un testo riferito al tema della violenza sulle donne. I lavori dei ragazzi sono stati poi esposti in una mostra negli ambienti della scuola, presentata proprio il 25 novembre e visitabile poi da chiunque lo abbia voluto. Questo dimostra come anche le scuole si impegnino per sensibilizzare i giovani sul tema soprattutto in un momento come questo in cui la violenza sulle donne non accenna a diminuire. Anche noi ragazzi della classe 4 A abbiamo aderito al progetto della scuola, presentando il monologo “Lo Stupro di Franca Rame” corredato da un commento e da un’analisi con l’intento di evidenziare la disumanità del gesto compiuto contro la nota attrice. Franca Rame subì violenza il 9 marzo 1973: la donna venne fatta salire a forza su un furgone, e lì venne seviziata e torturata per ore da cinque uomini appartenenti all’area di estrema destra. Nelle pagine del rapporto d’inchiesta su Rame, il gesto subito viene definito “uno stupro di Stato”, in quanto si presuppone che i mandanti che avevano commissionato lo stupro, fossero dei funzionari di alto rango dei carabinieri.
Il reato andò in prescrizione e i colpevoli non furono mai puniti. Ma sul corpo dell’attrice rimase per sempre un segno indelebile a ricordarle l’accaduto, un solco di ventuno centimetri sull’addome. L’attrice non fece menzione del valore politico della violenza subita, poiché volle evitare di porre l’attenzione sugli aggressori, e in questo modo riuscì a rendere la sua esperienza universale, in quanto ogni donna che ha subito violenze può rivedersi in Franca Rame. Il racconto è un’opera potente che affronta temi di grande attualità con un linguaggio viscerale e uno stile evocativo che non risparmia al lettore la brutalità della violenza. La narrazione inoltre non è solo una denuncia della violenza, ma anche una riflessione profonda sui meccanismi psicologici che accompagnano le vittime, rendendola un contributo significativo al dibattito sulla violenza di genere. Il rischio di victim blaming, ovvero della colpevolizzazione della vittima, infatti, è ancora oggi, come lo era ai tempi dell’abuso di Rame, uno dei deterrenti maggiori per le donne vittime di violenza di fronte all’idea di sporgere denuncia. Il dover rivivere la violenza a parole per poi rischiare di subirne una ulteriore venendo colpevolizzata per l’accaduto, è ciò che frena la protagonista dal rivolgersi immediatamente alle istituzioni, decidendo così di denunciare l’indomani l’accaduto.
Naomi Castiglia
Francesca Coppeta
Anna Robbiano
Silvia Serra
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