Studi umanistici snobbati: ecco i motivi
Manca l'ispirazione, ma va ricordato che lo storico è uno scienziato
Ferrara Secondo recenti statistiche, gli studi “umanistici”, in particolare quelli letterari, sono sempre meno scelti dagli studenti che si apprestano a cominciare la scuola superiore o l’università. Quali sono i motivi di questo calo e qual è il valore degli studi umanistici nel mondo contemporaneo?
Per rispondere a questa domanda, ci siamo rivolti alla dirigente del Liceo Classico L. Ariosto Isabella Fedozzi, alla professoressa Valentina Gritti, docente di Filologia della letteratura italiana presso l’Università di Ferrara, e alla sovrintendente di Polizia Carla Basile, in quanto estranea al mondo delle discipline umanistiche.
La dirigente scolastica
La crisi del liceo classico data da decenni fa. Pur tuttavia, il fenomeno è diventato più rilevante in questi ultimi tempi. Credo che la ragione fondamentale sia una cultura tecnico-scientifica che è divenuta preponderante nella percezione delle persone, unitamente alla sterile contrapposizione fra discipline umanistiche e discipline scientifiche. Inoltre, la percezione delle discipline umanistiche è di materie molto complesse e anche questo influisce sulle iscrizioni. Per di più, occorre dire che i giovani sono parte integrante della società in cui vivono: è dunque anche il contesto a influenzare le loro scelte.
Quanto a me, sono laureata in storia e ritengo che lo storico sia uno scienziato a tutti gli effetti: per fare scienza si parte da un metodo e da un lessico specifico e le discipline umanistiche li hanno entrambi. La traduzione dal greco e dal latino richiede lo stesso tempo e la stessa capacità di ragionamento di una ricerca scientifica. Ciò detto, penso che il liceo classico sia solo una delle molte strade possibili e che ciascuno debba seguire la propria con intelletto e passione.
La prof universitaria
Il Covid ha indubbiamente cambiato molte cose: durante la pandemia c’è stato un aumento nelle iscrizioni. Tuttavia, è evidente che negli ultimi decenni ci sia stato complessivamente un calo nelle iscrizioni a corsi umanistici, dovuto a cause diverse fra le quali l’intelligenza artificiale, ritenuta in grado di sostituire l’uomo in questi ambiti di studio. Per di più, le discipline scientifiche consentono spesso di trovare mestieri con salari più alti e per questo vengono consigliate dalle famiglie quando il figlio si trova in dubbio sulla scelta. A Ferrara gli iscritti per anno alla triennale di Lettere sono circa un centinaio, solo una trentina di questi scelgono di studiare latino e greco e poi solo cinque o sei continuano lo stesso indirizzo anche alla magistrale. È anche importante sottolineare il mutamento, dovuto principalmente alla pandemia, nell’atteggiamento degli studenti di studi umanistici, caratterizzato da pigrizia e poca aspirazione. Fra i fattori di questo cambiamento c’è anche l’eterogeneità degli iscritti, che provengono anche da scuole in cui non sono abituati uno studio intenso, come quello universitario.
L’opinione esterna
Penso che il motivo per questo calo sia legato essenzialmente alla possibilità di trovare lavoro dopo l’università. Spesso le famiglie consigliano ai figli di optare per una scuola che dia la possibilità di uno sbocco lavorativo più immediato. Credo comunque che gli studi umanistici costituiscano una buona base di cultura e una possibilità per i ragazzi di imparare a ragionare in maniera più libera. Personalmente ho fatto degli studi scientifici e penso che anche oggi i ragazzi siano più portati a materie scientifiche perché sono più stimolati dal mondo che li circonda e quindi preferiscono approcciarsi a delle materie Stem. Quando frequentavo il liceo c’erano molte più persone che si iscrivevano al liceo classico, perché non si pensava che questo tipo di studi potesse precludere la possibilità di studi futuri in ambito scientifico ed economico. Oggi direi che gli studi umanistici sono entrati in una fase di stallo: non verranno mai abbandonati ma saranno seguiti da chi ne è appassionato.
In conclusione…
Oggi pochissimi studiano le lingue classiche, su questo sembrano essere d’accordo tutti e tre gli intervistati, tuttavia concordano anche sul fatto che pratiche come la traduzione dal latino o dal greco permettano di sviluppare le medesime abilità di problem-solving dei calcoli matematici o di una ricerca scientifica. Inoltre, è anche bene ricordare che la scelta del proprio percorso di studi non può dipendere unicamente dalle prospettive di lavoro future, ma deve innanzitutto riflettere le passioni e propensioni dell’individuo. È perciò importante che gli studi umanistici, senza i quali non potremmo conoscere le fondamenta del nostro mondo, non vengano sempre più sottovalutati.
Viviana Perelli
Luigi Tornimbeni
Margherita Trovato
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