Poker nel circolo privato a Ferrara, tutti assolti
Prove non sufficienti per sostenere che si stesse giocando d’azzardo
Ferrara Prova insufficiente, tutti assolti. È finito così il processo per i gestori di un circolo privato di Ferrara, un uomo che avrebbe fatto da dealer e i partecipanti al tavolo in cui si giocava a poker, tutti accusati di gioco d’azzardo, vietato in Italia. Gli imputati erano in tutto otto.
Nel corso del processo non è stato chiarito, e le prove in tal senso si può dire siano state quasi assenti, se quando la polizia aveva effettuato il blitz nel giugno del 2021, si stesse giocando in una modalità considerata vietata. Gran parte del processo è stata tesa infatti a capire se i giocatori stessero adottando una modalità a torneo, quindi con una puntata d’ingresso in cambio di un certo quantitativo di gettoni da giocare (e da poter perdere), oppure in una modalità cosiddetta “cash”, in cui si può puntare a ogni mano, mettendo sempre un piatto, e con la possibilità di perdere ingenti somme di denaro. La prima modalità è ritenuta legale perché manca l’aleatorietà della puntata, ovvero non vi sarebbe azzardo. La seconda invece è vietata, perché l’azzardo c’è. I poliziotti trovarono anche una ingente somma di denaro – circa mille euro – nel portafogli di uno degli organizzatori, considerati dagli inquirenti come i soldi realizzati con la riscossione dei piatti, ma questa circostanza non è stata mai provata in maniera incontrovertibile, anche perché è emerso che nel locale alcuni clienti stessero consumando anche da mangiare – ad esempio una pizza, ordinata da una pizzeria – e che fosse stata pagata proprio all’organizzatore. La procura aveva chiesto delle condanne, la giudice Rosalba Cornacchia ha assolto tutti.