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La condanna

Ferrara, maltrattava la moglie e i figli minorenni: pena di 4 anni e mezzo

Daniele Oppo
Ferrara, maltrattava la moglie e i figli minorenni: pena di 4 anni e mezzo

Il padre mise la testa nel piatto al bambino che non voleva mangiare la minestra, mentre un’altra volta li trascinò per i capelli per spostarli dal divano dove stavano guardando la tv

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Ferrara La moglie la insultava e la minacciava. Coi due figli in qualche occasione usava le maniere ancora più forti, come quando mise la testa nel piatto al figlio che non voleva mangiare la minestra o quando li trascinò per i capelli per spostarli dal divano dove stavano guardando la televisione. O quando ne colpì uno con il guinzaglio perché non aveva tenuto sufficientemente a bada il cane. «Eccessi d’ira di un singolo momento, mai per ingenerare uno stato di paura», ha provato a spiegare ai giudici l’avvocato di un uomo, imputato per maltrattamenti in famiglia aggravati, messi in atto per alcuni anni, fino al 2022.

Atti, ha provato a dire la difesa ai giudici, frutto anche di una «educazione severa» ricevuta a sua volta da bambino, e generatisi anche per uno stato di frustrazione nato dalla differenza d’età con la compagna, problemi economici dell’impresa e della famiglia, difficoltà nel sentirsi e vedersi rispettato nelle decisioni e nelle proposte educative, in un rapporto che durava da 30 anni. Un tentativo di ridimensionare delle condotte comunque non rinnegate – anzi, un episodio di minaccia con una bottiglia di vino, quasi rivendicato in udienza nel corso dell’esame da parte dell’imputato – che però non è riuscito a convincere i giudici del collegio, che alla fine hanno condannato l’uomo a una pena di quattro anni e mezzo di reclusione a fronte di una richiesta avanzata dal pubblico ministero Ciro Alberto Savino che si era fermata a quattro anni, e che pure partiva già da una soglia superiore alla pena minima per sottolineare la gravità della situazione e delle contestazioni mosse. Per la difesa «mancava il dolo» e si è trattato solo di «una reazione per uno stato d’ansia per questioni economiche» e perché si vedeva «escluso dal dialogo familiare», anche per via dell’ampia differenza di età con la moglie. «Pacifico», poi, che «violenze e percosse non sono mai state messe in atto nei confronti della signora e dei figli».

La ex compagna si è costituita parte civile, assistita ieri in udienza dall’avvocato Giacomo Diegoli che nell’arringa ha evidenziato come quel rapporto avesse assunto «modalità che potrebbero essere ricondotte a un’Italia ante guerra, ma sono inammissibili in quella degli anni Venti del Duemila». La stessa parte civile ha chiesto la condanna dell’imputato al risarcimento del danno, con il riconoscimento di una provvisionale pari a 20mila euro per ciascuna parte offesa (ovvero la ex compagna e i due figli minori). Nel corso dell’udienza di ieri sono stati sentiti come testimoni anche un maresciallo dei carabinieri, intervenuto dopo l’episodio della bottiglia (avvenuto alla fine di settembre del 2021), su chiamata della donna, che per la paura si era rifugiata da una vicina di casa (anche lei ascoltata come testimone) e, proprio altre vicine di casa, per ricostruire la difficoltà dei rapporti nella famiglia e quanto da loro conosciuto. Il militare ha spiegato di aver trovato l’imputato tranquillo e collaborativo, e che in casa custodiva un gran numero di armi: 39 in tutto, divise in 37 fucili e due pistole. Il carabiniere ha anche detto di aver visto i bambini «agitati» e «scossi» per via di quanto era accaduto poco prima.