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La crisi

Berco, i primi 80 lavoratori hanno deciso di andarsene

Berco, i primi 80 lavoratori hanno deciso di andarsene

Subito tante adesioni all’uscita incentivata ma si deve arrivare a 400 e c’è l’incognita del piano industriale

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Copparo Sono un’ottantina i dipendenti Berco che si sono già prenotati per l’uscita. Non sono pochi perché la chiamata è appena iniziata, eppure non bastano: siamo in buona sostanza solamente a quasi un quarto della richiesta dell’azienda, sulla base dell’accordo sindacale, che aveva fissato a quota 400 le uscite volontarie. Il pericolo è evidente: nel caso non si finisse per raggiungere quella soglia (e la possibilità c’è tutta), Berco potrebbe ripartire la procedura di licenziamento che era stata accantonata dopo la mobilitazione operaia e il tavolo ministeriale, facendo in questo modo ripartire il conto alla rovescia dei 75 giorni prevista dalla normativa. Di questo si è parlato durante le assemblee con i lavoratori che si sono tenute mercoledì, promosse da Rsu e sindacati. C’è molta preoccupazione tra i lavoratori, comprensibilmente. È stata resa nota, intanto, una data per la presentazione, da parte di Berco ai sindacati, del piano industriale: lunedì 9 gennaio. «Si spera sia fatto bene e dia tranquillità – ha detto in assemblea Alberto Finessi, sindacalista della Uil metalmeccanici –, altrimenti a 400 persone (350 operai e 50 impiegati) si darebbero solo ulteriore sofferenza senza curarsi affatto dei loro problemi, quindi la speranza è che il Natale porti consiglio e con i regali anche questo atteso piano industriale».

Si è tornati poi sulle condizioni per le uscite volontarie, a fronte di 57mila euro offerti dall’azienda (circa 43.800 euro netti). Le domande vanno presentate entro il 16 gennaio, ha ricordato Finessi, «uscendo in procedura di mobilità c’è anche la Naspi per 24 mesi con decorrenza dalla cessazione del rapporto (il 31 gennaio), quindi 24 mesi di ammortizzatore sociale, due anni di contributi figurativi pensionistici e salario che andrà a scalare col decorrere dei mesi: questo è quanto firmato a Roma». Ma entro il 16 gennaio ci sarà anche la rimodulazione del contratto integrativo: «Non è semplice, la delegazione sindacale non vuole lasciare nulla sul piatto. Tanti accordi ponte, ma finora nessun risultato. Quelli che rimangono non possono essere senza contratto integrativo, da 250 a 400 euro al mese in meno, a secondo dell’incarico e se fa i turni, già così è difficile arrivare alla fine del mese». Insomma, l’obiettivo è portare a casa il più possibile. E resta molto concreta la possibilità di nuove mobilitazioni e nuovi scioperi, se non arrivassero certezze di segno positivo. «La situazione – ha aggiunto Finessi – è complicata in tutta la provincia, la metalmeccanica sta scomparendo e l’unica difesa è il contratto nazionale».

In Arcidiocesi Intanto è stato fissato un incontro tra i lavoratori e la Diocesi di Ferrara, organizzato da Giovanni Mazzorana. È in programma mercoledì 11 dicembre (ore 15.30) al Palazzo Arcivescovile di Ferrara: saranno presenti l’arcivescovo Gian Luigi Perego, il responsabile della pastorale del lavoro Francesco Viali, l’ex deputato e sottosegretario al lavoro Luca Bellotti, l’economista e imprenditore Mauro Biolcati e il giornalista e scrittore Luciano Lincetto.