Omicidio Big Town, il mistero del coltellino: «Salutando mi disse “Buttalo”»
La testimonianza della moglie di Mauro Di Gaetano sul gesto del suocero
Ferrara Che ci fosse stato un tentativo di nascondere una delle armi del delitto, il coltello usato per ferire e tagliare la gola, era una voce che già circolava. La conferma diretta è arrivata ieri, davanti alla corte d’assise che deve giudicare Mauro Di Gaetano e suo padre Giuseppe, imputati dell’omicidio volontario aggravato di Davide Buzzi e del tentato omicidio di Lorenzo Piccinini, avvenuti la notte del 1º settembre 2023 al bar Big Town.
La conferma è arrivata dalla testimonianza della moglie di Mauro Di Gaetano che, rispondendo alle domande della pm Barbara Cavallo, ha raccontato come, mentre stava per andare via dalla caserma dei carabinieri di via del Campo, nel salutarla, il suocero (Giuseppe), le disse: «Buttalo». Lì per lì, ha raccontato la donna – molto scossa, molto sincera – non ebbe nemmeno la certezza di aver capito bene. Una volta tornata a casa, nella borsa che conteneva i vestiti puliti che aveva fatto avere al suocero e che gli stessi militari le avevano restituito prima di andare via, trovò «un coltello sporco di sangue, era un coltellino giallo, a serramanico». Non fece niente nell’immediato, se non mettere la borsa «in terrazza». Solo il giorno dopo «l’ho lavato nel lavandino del bagno, usando un igienizzante. Poi l’ho buttato nell’indifferenziata di fronte a casa, avvolto in due sacchetti, di quelli per l’igiene del cane». Su come sia potuto accadere tutto questo ci sarebbero non poche domande da porsi. Di sicuro al tutto è stato posto rimedio, nel giro di poche ore, sia da parte dei carabinieri, che per due volte si sono recati a casa della signora per farle delle domande, sia da parte della stessa donna, che appena interrogata su quel coltello, ha raccontato subito tutto.
La moglie di Di Gaetano ha rievocato il clima vissuto in quelle settimane, soprattutto dopo che il 25 agosto Buzzi aveva minacciato sia il marito che i dipendenti del Big Town. Ha raccontato di come il 26 Mauro Di Gaetano andò dalla Squadra mobile per denunciare, di come gli venne detto che in quel momento «non si poteva fare nulla» ma gli venne dato un numero diretto da parte del sovrintendente che lo aveva ascoltato con l’invito a «chiamarlo appena Buzzi fosse tornato o comunque si fosse fatto vivo». Del contatto con l’allora vicesindaco Nicola Lodi, per chiedere aiuto anche a lui, dei contatti con la CoopService per installare un pulsante anti-rapina e un sistema di allarme, e di quelli con la Securfox, per un buttafuori per i weekend, «solo per i fine settimana, perché tutti i giorni aveva un costo molto alto».
Avevano valutato di chiudere almeno fino all’attivazione dei servizi di sicurezza? «Sì – ha risposto – ma a livello economico eravamo un po’ in difficoltà». Ancora, la donna ha detto che in quella settimana passò delle sere a
fare compagnia al marito nel bar, con il compito di chiamare subito la polizia in caso di guai in arrivo e che quel 1 settembre Giuseppe Di Gaetano stava facendo la stessa cosa, dato che tutti i dipendenti si erano dimessi il 25 agosto, quando Buzzi si recò anche nel locale per farlo chiudere, altrimenti lo avrebbe distrutto (mostrato anche un video dell’episodio).
Di queste dimissioni, dovute alla paura per le possibili conseguenze, hanno parlato proprio gli ex baristi e camerieri, ai quali non è apparso che Di Gaetano fosse particolarmente impaurito dalla minaccia ricevuta, tant’è che aveva chiesto loro di riaprire già il 25 e di ritornare a lavorare successivamente, pur comprendendo la loro posizione. Uno dei barman, il più “anziano”, in particolare, che accolse Buzzi nel locale il 25, si era da subito mostrato più risoluto nel cessare il rapporto di lavoro per la minaccia incombente e per il pregresso del bar, teatro regolarmente di risse e frequentato da persone che abusavano di stupefacenti: situazione mai davvero presa di petto da Di Gaetano. La droga è stata d’altronde all’origine di questa storia: la morte del giovane Edoardo Bovini, figliastro di Buzzi, avvenuta il 13 agosto davanti al Big Tow dopo l’assunzione di cocaina. Morte per la quale Buzzi (anche lui frequentatore del locale come anche Piccinini), attribuiva responsabilità a vari soggetti, Di Gaetano su tutti, convinto che non avesse chiamato i soccorsi. «Sapevo che quella tragedia avrebbe avuto conseguenze – la parole del barman –. E noi ci siamo messi in casa delle persone pericolose». Sentiti anche alcuni avventori presenti la sera dalla tragedia.