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Il caso

Omicidio Benazzi a Rero, un altro tassello: «Ad agire almeno due persone»

Annarita Bova
Omicidio Benazzi a Rero, un altro tassello: «Ad agire almeno due persone»

Dopo quasi quattro anni dal ritrovamento dei corpi a Rero è ancora giallo

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Rero Il duplice omicidio dei cugini codigoresi Dario e Riccardo Benazzi, trovati carbonizzati all’interno della loro auto a Rero, resta una ferita aperta. I colpevoli non sono ancora stati trovati e la famiglia non riesce a darsi a pace. L’avvocato della famiglia Denis Lovison non ha mai mollato e nei giorni scorsi un piccolo passo avanti verso la verità è stato fatto: è certo che ad agire non possa essere stata una sola persona. Le prove empiriche dimostrano con certezza che l’azione di un solo soggetto non era sufficiente per realizzare il caricamento dei corpi delle due vittime nell’abitacolo dell’auto Volkswagen Polo. Il caricamento dei due corpi è stato dunque conseguito mediante l’azione di almeno due persone. Il legale Lovison lo aveva sostenuto fin dall’inizio e la perizia gli ha dato ragione.

Era il 28 febbraio del 2021 quando i corpi dei cugini furono trovati carbonizzati in un’auto a Rero e da quella mattina la famiglia aspetta ancora giustizia. Due persone vennero indagate. I cugini furono uccisi a fucilate e poi caricati su un’auto data alle fiamme in un campo di Rero, dove stavano smontando il traliccio di un prototipo di impianto eolico realizzato dallo stesso Riccardo Benazzi. In sede cautelare, va detto, più giudici hanno messo in forte dubbio – anzi, hanno proprio escluso – che le prove raccolte dagli inquirenti fossero sufficienti a ritenere esistenti perfino i gravi indizi di colpevolezza a carico dei due indagati (padre e figlio della zona), cosa che poi ha orientato la procura nel chiedere di archiviare.

La verità La famiglia di Dario Benazzi non ha mai voluto fermarsi ed in effetti qualcosa di nuovo adesso c’è: è certo che i corpi dei cugini non possono essere stati caricati da una sola persona. «È evidente l’assoluta impossibilità per una sola persona, di caricare il secondo cadavere sovrapponendolo parzialmente al primo, perché si rendono necessarie forze maggiori di quelle oggettivamente possibili per una persona e perché viene meno lo spazio minimo indispensabile per agire all’interno dell’abitacolo, stante la presenza del primo cadavere», si legge nella relazione. «La prova di caricamento del secondo cadavere è stata ripetuta avvicendando nell’azione due persone adulte, in modo da risolvendo il problema della soggettività della soglia d’affaticamento e, nonostante ciò, non è stato possibile caricare il secondo cadavere sul sedile posteriore dell’autovettura». Il caricamento dei due cadaveri nella Volkswagen Polo «è stato conseguito soltanto nelle prove in cui agivano almeno due persone, contemporaneamente. I test con due soggetti sono stati ripetuti anche utilizzando un telo per la movimentazione dei cadaveri e sono state testate tutte le possibili configurazioni d’acceso dei corpi nell’abitacolo». È certo che i cugini Benazzi siano stati uccisi a fucilate, come è certo che a cercare di nascondere l’omicidio dando fuoco ai corpi, siano state almeno due persone. Eppure, dopo oltre tre anni e mezzo, i responsabili non sono mai stai trovati.