Consumo di suolo, Ferrara e Cento sul podio in provincia
Rapporto Ispra. “Persi” altri mille ettari dal 2006, mentre dalla legge regionale del 2017 sono stati consumati 276 ettari
Ferrara La cementificazione, il drenaggio delle risorse naturali, il cambiamento climatico… Elementi sempre più d’attualità e di profonda discussione (nonché preoccupazione), fattori che stanno trasformando il territorio con velocità elevate. In sintesi un argomento che possiamo rubricare alla voce “consumo del suolo”. Le cui percentuali sono in crescita, al contrario di quanto suggerisce il buon senso. L’atlante geolocalizzato sull’Italia, nel 2023, indica una percentuale di suolo consumato pari al 7,16%, con l’Emilia Romagna che viaggia su un 8,91% e la provincia di Ferrara si attesta a quota 7,08%. Di più: dal 2006 il territorio provinciale ha visto un consumo netto di suolo, quindi nuovo asfalto meno recuperi e rinaturalizzazioni, di 1.159,15 ettari, con il capoluogo a farla da padrone con 326,9 ettari; dall’approvazione della legge regionale contro il consumo di suolo, nel 2017, c’è stata una frenata ma comunque in provincia siamo a 276 ettari persi, 41,16 dei quali in città. E dire che l’Europa e le Nazioni Unite richiamano alla tutela del suolo, del patrimonio ambientale, del paesaggio: chiedono di azzerare il consumo di suolo netto entro il 2050, di allinearlo alla crescita demografica e di non aumentare il degrado del territorio entro il 2030. Un progetto ampiamente ambizioso.
Cosa si perde Ecco, il suolo… In condizioni naturali fornisce al genere umano i servizi ecosistemici necessari al proprio sostentamento: servizi di approvvigionamento (prodotti alimentari e biomassa, materie prime); servizi di regolazione (clima, cattura e stoccaggio del carbonio, qualità dell’acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi); servizi culturali (ricreativi, paesaggio, patrimonio naturale). Allo stesso tempo è anche una risorsa fragile che viene spesso considerata con scarsa consapevolezza e ridotta attenzione. Le scorrette pratiche agricole, le dinamiche insediative, le variazioni d’uso e gli effetti locali dei cambiamenti ambientali globali possono originare gravi processi degradativi. Il consumo di suolo è monitorato dal “Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente”, che ogni anno realizza un rapporto – diciamo – sullo stato dell’arte. Sulle dinamiche territoriali. È un fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all’occupazione di superficie agricola, naturale o seminaturale. Si riferisce, quindi, a un incremento della copertura artificiale di terreno: un processo prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici e infrastrutture, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana. La rappresentazione più tipica del consumo di suolo è, quindi, data dal crescente insieme di aree coperte da edifici, fabbricati, capannoni, strade asfaltate o sterrate, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, serre e altre coperture permanenti, aeroporti e porti, aree e campi sportivi, ferrovie, pannelli fotovoltaici.
Tutti i dati Il compito di assimilare e divulgare i dati è dell’Ispra che in questi giorni ha reso noto il report 2023. Contano, va da sé, ampiezza del territorio e densità di popolazione. Ferrara e provincia sono un filo sotto la media nazionale e in regione sono tra le più virtuose con 18.599,62 ettari occupati (7,08%). La provincia di Reggio cuba un 11% (25.211,24 ettari). Bologna con i suoi 33.072,58 ettari occupa l’8,93% del proprio terreno occupabile. Allargando la lente si può entrare nel dettaglio del Ferrarese. Soltanto tre Comuni rispetto al 2022 non hanno incrementato il suolo edificato: Lagosanto, Masi Torello e Portomaggiore. In ogni altro segmento del territorio, invece, qualche ettaro in più è stato “occupato” seppur con porzioni non esagerate.
Ferrara capoluogo è ovviamente in testa quanto a suolo occupato avendo un’estensione territoriale maggiore: 4.987,08 ettari “consumati”. Si tratta del 12,3% di suolo edificato con un incremento di 4,06 ettari in un anno. La città sta cambiando volto (nuova Darsena, parco Coletta, Corti di Medoro) ed è possibile che una minima porzione di area libera sia stata mangiata. In percentuale è Cento il comune che in qualche maniera “soffoca” la zona di appartenenza: il suo 18,69% di occupazione del suolo non ha riscontri in nessun altro segmento della provincia. Va sottolineato come gran parte dell’edificabilità appartenga al passato, perché l’incremento rispetto al 2022 è di appena 0,52 ettari. La terza area più “congestionata” è associata a Terre del Reno con l’11,27% di occupabilità (579,57 ettari) . Poi Vigarano Mainarda (8,71%) e Tresignana (8,37%). Crescono – non di poco – gli ettari destinati alla costruzione a Poggio Renatico (record annuale) con 31,15 in più pari ad un totale di 613,73 ettari (7,7%) e Ostellato con un aumento di 7,59 ettari (4,52% di suolo occupato). Non dimentichiamo che gli insediamenti produttivi incidono. Salgono anche Copparo (+5,91 ettari; 6,01% di territorio occupato) e Comacchio (5,67 per un 5,46%). Il resto della provincia naviga tra un aumento di 0,65 ettari di Argenta (1.560,16 totali per il 5,01%), gli 0,85 di Mesola (6,15%) e 0,4 di Bondeno (6,09%). Il comune con la minore percentuale di suolo occupato è quello di Jolanda che ha appena il 3,17% edificato. Ovviamente laddove resistono i terreni agricoli (vedi anche Portomaggiore con appena il 5,48% di occupabilità) il cemento non regna. Del resto non si diceva forse che “qui era tutta campagna”?