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Il Portovino ha raddoppiato, ora è nel cuore di Ferrara

Silvia Giatti
Il Portovino ha raddoppiato, ora è nel cuore di Ferrara

Lia, il figlio Edoardo e la famiglia Vannucci portano la Toscana in via Ripagrande dove fino a poco tempo fa c’era “La Romantica”

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Ferrara Quando il figlio Edoardo le porge il tartufo nero, grande più di una noce, davanti al volto a Lia si accendono gli occhi. Lo prende e se lo porta al naso e con entusiasmo, quasi fosse bambina, esclama: «Bonoooo!». Il naso raffinato è quello di Lia Tempestini, pistoiese di nascita e di cuore, trapiantata nel Basso Ferrarese, in un casale di Massa Fiscaglia, dal 1972. È a Lia Tempestini che si deve la nascita nella sua casa del ristorante Portovino. Da sabato scorso, tuttavia, nuovi fornelli sono stati accesi anche nel locale di Ferrara. Si trova in via Ripagrande, dove fino a poco tempo fa c’era “La Romantica”. Perché, il ristorante di Massa, famoso per la cucina toscana, ha fatto il bis e ora è presente anche in città.

Sabato mattina, all’ora di pranzo l’inaugurazione ufficiale del locale con 65 posti a sedere all’interno e 25 nella distesa estiva. Sono nonno Graziano e nonna Elia i fondatori del primo Portovino di Fiscaglia, ma oggi il ristorante è diretto dal figlio Edoardo Vannucci con sua moglie Simona e le figlie Serena e Andrea. Al taglio del nastro del nuovo locale cittadino era presente anche l’assessore alle Attività produttive del Comune di Ferrara, Francesco Carità, e il comandante della stazione dei carabinieri di Ferrara, Francesco Mutri. «A Fiscaglia, per ora, siamo chiusi perché dobbiamo concentrarci qui», spiega Edoardo mentre entra ed esce dalla cucina da cui arrivano profumi da far resuscitare i morti. Crostini toscani al fegato e milza, fettunta (pane toscano con olio), crostini con fagioli cannellini e cipolla tropea croccante sono solo alcune delle entrèe proposte dai Vannucci. Poi arriva il re dei piatti: il ragù di cinghiale con polenta cremosa. Piccoli assaggi ma sufficienti per capire quanto amore e passione la famiglia del Portovino ci mette nel suo lavoro. «Per me cucinare è passione», racconta nonna Lia, che dopo una laurea in Scienze letterarie arriva nel ’72, con il marito Graziano, nel Basso Ferrarese per commerciare e trasformare la frutta. «Ho anche insegnato», rivela, ma alla domenica mi alzavo prestissimo per cucinare anche due o tre primi e fare i dolci. Al Portovino anche il pane per fare la bruschetta si produce in famiglia. «L’ho sempre visto fare dalla mamma – ricorda – e dunque l’ho sempre fatto per la mia famiglia».

L’idea di un ristorante per i Vannucci arriva dopo vent’anni: «Dopo i campi si faceva con gli amici sempre serata cucinando», racconta Edoardo. Così l’attività con la frutta, nei primi anni Novanta, lascia spazio all’azzardo: creare un ristorante casereccio di cucina toscana lungo il Po, a pochi chilometri dal mare e dal Delta. Una doppia sfida. Perché Fiscaglia è già terra di piatti a base di pesce e non di carne. Lia aggiunge: «Anche marito mi ha sempre detto che prima di morire avrebbe voluto aprire un ristorante». Detto, fatto. E negli anni, grazie alla qualità dei piatti, è arrivato anche il successo. Il nome del ristorante nasce come omaggio all’acqua del Po e l’aggiunta della parola vino prende spunto dalla vigna che già si trovava nel casale dove poi è nato il ristorante. Il locale è a conduzione familiare. Ai fornelli Edoardo e sua moglie Simona ma la regina è Lia che per ogni nuovo piatto, prima di proporlo ai clienti, chiede il vaglio del marito. Graziano, con la passione per i cavalli, è un palato molto esigente. Da come si presenta, sul capo indossa anche un cappello dalla grande tesa, ricorda il buttero della Maremma. Il cappello, in realtà, dice arriva direttamente dal Texas. Perché negli Usa c’è una longa manu della cucina di Lia: quella dell’altro figlio, Filippo, oggi è titolare di un ristorante di successo a Miami. Qualità e passione. Memoria storica e tradizione sono le basi della cucina del locale dei Vannucci. «Un piatto dev’essere buono e non solo bello», sostiene con forza Graziano. E alla base di tutto, dicono all’unisono, ci sono le materie prime «che noi andiamo direttamente ad acquistare in Toscana». E la qualità, quando porti al palato i loro funghi tartufati con spruzzata di prezzemolo fresco sopra... arriva tutta.