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Ferrara, Manuel morì travolto: l’uomo al volante patteggia 18 mesi

Alessandra Mura
Ferrara, Manuel morì travolto: l’uomo al volante patteggia 18 mesi

Patteggia il conducente che travolse e uccise il ragazzo due anni fa in via Pomposa. Ntube non aveva ancora sedici anni ed era una giovane promessa del calcio

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Ferrara Ha patteggiato 18 mesi, con pena sospesa, l’uomo che il 30 novembre 2022 travolse e uccise Manuel Ntube, 16 anni ancora da compiere, che stava percorrendo in bicicletta la via Pomposa tra gli abitati di Codrea e Quartesana insieme ad un amico diciassettenne, che rimase gravemente ferito.
L’imputato, difeso dall’avvocata Monica Tartari, era accusato di omicidio stradale e ieri davanti al giudice è stato definito il patteggiamento che ha chiuso il processo.
La tragedia avvenne un mercoledì sera di due anni fa, poco prima delle 21, e scosse profondamente le comunità di Codrea - dove viveva con la famiglia la giovanissima vittima- e di Quartesana, dove vive l’amico sopravvissuto e rimasto per qualche tempo tra la vita e la morte.
I due amici stavano pedalando lungo la via Pomposa quando alle loro spalle sopraggiunse il Suv con alla guida un ferrarese di 37 anni. L’uomo travolse i due ragazzini, che nel tremendo impatto vennero scagliati a terra: per Manuel, giovane promessa del Padova Calcio, non ci fu niente da fare, mentre l’amico, scagliato a diversi metri di distanza, riportò traumi e lesioni gravissime e rimase a lungo ricoverato all’ospedale Sant’Anna di Cona. L’investitore in un primo momento si era allontanato dal luogo dell’incidente per poi presentarsi dalla Polizia dicendo di non essersi accorto immediatamente di quello che era accaduto.
I successivi rilievi della Polizia locale Terre Estensi e gli accertamenti di legge portarono a individuare alcuni profili di responsabilità a carico del conducente del Suv.
A cominciare dalla velocità, che in quel tratto ritenuto pericoloso è di 50 chilometri orari mentre fu appurato che il Suv viaggiava a circa 65 chilometri all’ora, 15 di più rispetto a quanto indicato, e comunque con un’andatura troppo sostenuta per le condizioni della strada e per la scarsa visibilità a quell’ora. Dagli accertamenti informatici era inoltre emerso che c’era la possibilità che in quel momento il conducente stesse utilizzando lo smartphone, distraendosi dalla guida.
Ma le indagini avevano accertato anche una corresponsabilità dei due giovani, che viaggiavano al buio senza alcun fanale o catarifrangente installato nelle biciclette o altri dispositivi idonei a segnalare la loro presenza sul margine destro della strada. l

A.M.

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