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Il caso

Ferrara, stoppata la mozione anti-sessista «per un cavillo burocratico»

Silvia Giatti
Ferrara, stoppata la mozione anti-sessista «per un cavillo burocratico»

Protesta Marzia Marchi (M5s), definita “eccitante” dal capogruppo Rendine

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Ferrara Aveva usato anche il “jolly” (ovvero la richiesta di trattare l’argomento al primo consiglio comunale utile) ma nella Conferenza dei capigruppo, tenuta mercoledì pomeriggio, ha appreso che per un «cavillo burocratico» la sua mozione non è stata ammessa all’ordine del giorno della nuova seduta consiliare programmata per lunedì prossimo. La mozione è stata presentata dalla consigliera del Movimento cinque stelle, Marzia Marchi, che, dopo alcuni interventi del capogruppo della “Lista Civica Fabbri”, Francesco Rendine, e alcune frasi pronunciate da due componenti della giunta, l’assessore Marco Gulinelli e il vicesindaco Alessandro Balboni, la settimana scorsa aveva presentato un documento specifico per poter discutere del «linguaggio inappropriato e discriminatorio» utilizzato in alcune occasioni nell’aula municipale.

«Evidentemente di questa questione non si deve proprio parlare», dice la consigliera pentastellata, la quale aggiunge che durante la riunione dei capigruppo, «in seguito all’opposizione del consigliere Rendine», è stata richiesta «l’applicazione di un articolo del Regolamento comunale (il numero 102) e dunque la mia mozione è stata dichiarata non ammissibile».

L’articolo al quale si fa riferimento dispone cosa deve contenere una mozione quando viene presentata. L’atto, questo spiega l’articolo citato, «consiste in una proposta concreta che impegna il consiglio comunale, il sindaco o la giunta a prendere determinati provvedimenti riguardo a materie di competenza del Consiglio comunale».

«Evidentemente l’uso di un linguaggio aggressivo e discriminatorio di genere utilizzato nei confronti della consigliera del M5s, durante la trattazione di una delibera non è materia di competenza comunale e dunque non può essere dibattuto in consiglio», tuona la rappresentante pentastellata. Marchi non si ferma e va oltre: «In una sede istituzionale, qual è il consiglio, un rappresentante di una lista della maggioranza si permette di definire una consigliera “eccitante” e il tema, assurdamente, non è considerato degno di essere discusso nell’aula consiliare». La mozione della consigliera Marchi era stata sottoscritta anche dai consiglieri Massimo Buriani (Pd), Fabio Anselmo (Civica) e Anna Zonari (La Comune).