La Nuova Ferrara

Ferrara

L’accusa

Forza Nuova a Ferrara: «Fabbri, Balboni e sinistra, tutti uguali»

Gioele Caccia
Forza Nuova a Ferrara: «Fabbri, Balboni e sinistra, tutti uguali»

Polemica conferenza stampa del vertice di Forza Nuova nella sede di Ferrara. Nel mirino la mozione del Consiglio comunale su antidemocratici e autori di ronde

3 MINUTI DI LETTURA





Ferrara «Non ci richiamiamo al neofascismo ma al fascismo», scandisce e precisa Roberto Fiore, leader di Forza Nuova (FN), nella sede di viale Boldrini, aperta lo scorso ottobre. Una frase che fa seriamente a pugni con la parola «libertà», evocata più volte durante la conferenza stampa indetta, assieme al vicesegretario nazionale Luca Castellini, per attaccare a testa bassa il centrodestra ferrarese, accusato di avere “inciuciato” col centrosinistra locale per discriminare e, di fatto, negare il diritto di parola alla formazione politica.

Fiore e Castellini sparano a zero contro la mozione, approvata il 23 dicembre scorso, con la quale il Consiglio comunale ha deciso di censurare all’unanimità «la presenza a Ferrara di forze politiche e movimenti contrari ai principi democratici e antifascisti della nostra Costituzione, nonché ogni attività di propaganda che sia manipolatoria verso i cittadini, soprattutto se minori, e l’organizzazione di “ronde” in ogni parte del nostro territorio comunale». Una formula politica che non citava direttamente Forza Nuova per non concederle «visibilità politica», come aveva chiesto (e aveva ottenuto) il vicesindaco Alessandro Balboni (Fdi). In aula aveva messo d’accordo tutti.

Ieri è stato il sindaco Alan Fabbri a riprendere la parola ribattendo sul Quotidiano Nazionale a Fiore e C. (che avevano criticato l’adozione di quel documento) che «non accetto lezioni da loro sul concetto di libertà» e che «a Ferrara non c’è spazio per chi si ispira a valori contrari alla nostra Costituzione». Dichiarazione, a prescindere da ogni considerazione sulla “visibilità” fatta dal Consiglio, ricamata apposta per colpire con nome e cognome chi si ispira ai valori del fascismo. Che, secondo lo stesso Fiore, fu dittatura «solo per un periodo, già superato poi con la nascita della Repubblica Sociale Italiana».

La calata a Ferrara del vertice di FN è stata decisa per rovesciare sulla politica ferrarese di destra e di sinistra l’accusa di negare «libertà di parola» alla formazione politica di estrema destra. Una definizione, quest’ultima, che Fiore e Forza Nuova respingono: «Non siamo nè di destra, qui rappresentata da Fabbri e Balboni (probabilmente intendeva entrambi, Alberto, senatore, e il figlio Alessandro, vicesindaco, ndr) nè di sinistra. Quella mozione è un insulto diretto contro il concetto stesso di dibattito. Fin da bambino ho sentito dire ai politici di sinistra che non volevano parlare con i fascisti, 50 anni dopo siamo allo stesso punto. Nel frattempo anche la destra è diventata antifascista e vota con la sinistra in questo Paese delle false libertà dove metà degli elettori non vota e i giovani non vanno alle urne. Fabbri e Balboni hanno costituito un circolo privato, hanno sentenziato che Forza Nuova qui non può parlare». E così, ha proseguito Fiore, «la democrazia si impoverisce, anche perché questo governo parla di “pericolo russo” e un viceministro arriva a giustificare i bombardamenti a Gaza. È un governo povero di idee, questa classe politica deve ammettere i propri errori».

Luca Castellini segue lo stesso filone: «Centrodestra e centrosinistra sono oggi due facce della stessa medaglia, la Meloni è uguale a Elly Schlein. Con questo governo sono passati centinaia di migliaia di migranti e la colpa non è dei sindaci ma del governo. Siamo noi e solo noi gli antagonisti del sistema. E ci copiano». Come quando la “Rete dei Patrioti” organizza le ronde (anche a Ferrara, censurate dal Consiglio comunale), «con loro non abbiamo rapporti, ma quella è un’idea che sosteniamo». Fiore e Castellini mostrano “amnesie” sulla ricostruzione della manifestazione anti-Green pass a Roma, durante la quale fu assaltata una sede della Cgil, episodio che non citano (entrambi sono stati condannati a pene superiori a 8 anni in primo grado, ndr). «Ma noi non c’entriamo – ribattono poi – la giustizia ha sbagliato e siamo ancora al primo grado». «Nel frattempo andiamo avanti - la conclusione – apriremo presto una sede a Reggio Emilia e altre tre in Italia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA