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Ferrara e gli affitti brevi. «Giusto identificare l’ospite. Ma le key box non sono illegali»

Ferrara e gli affitti brevi. «Giusto identificare l’ospite. Ma le key box non sono illegali»<br type="_moz" />

Gli albergatori sulle scatole con i codici per la consegna delle chiavi: "Tutelare sicurezza e arredo urbano"

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Ferrara Arrivano dopo i no vax e i no Green pass. Sono i “no key box”. La scorsa settimana, a Venezia e a Firenze, hanno preso di mira i lucchetti a scatola che si aprono con un codice e consegnano, in questo modo, la chiave a chi ha affittato l’appartamento. Chi contesta gli affitti brevi e il sistema AirBnB ha incerottato un certo numero di dispositivi a scopo dimostrativo.

A Roma il Comune aveva iniziato a smantellarli dai luoghi in cui vengono agganciati (pali, cancelli, ringhiere, ecc.) ma poi il tribunale ha bloccato l’amministrazione. Il ministero dell’Interno chiede l’identificazione “de visu” del cliente dell’agenzia o comunque di chi andrà a occupare l’ appartamento per qualche tempo, anche per pochi giorni. In realtà non è stato dichiarato che le key box sono illegali, ma si è messo uno stop alla possibilità di utilizzarle senza controllare in presenza se il documento di identità consegnato dal cliente corrisponda effettivamente alla persona che ha chiesto di entrare nell’immobile.

Anche a Ferrara ci sono operatori che utilizzano questo sistema. Che è in voga soprattutto per gli affitti brevi meno negli uffici delle agenzie immobiliari “generaliste”. «Perseguire la sicurezza anche attraverso l’identificazione certa di chi utilizza l’alloggio è un atto che garantisce tutti, compreso chi lo mette a disposizione l’immobile – commenta Roberto Marzola, titolare dell’agenzia Progetto Casa, di Ferrara – Può capitare infatti che chi è entrato non rispetti gli accordi. Qualche operatore o proprietario si è ritrovato con danni ingenti e in questi casi avere la certezza dell’identità aiuta, anche se non risolve il problema, almeno non immediatamente». Marzola la pensa come tanti colleghi: «Credo che sia giusto consentire all’operatore che consegna l’immobile di poter valutare il comportamento del cliente per responsabilizzarlo, non è corretto che il giudizio possa essere emesso solo da uno dei due contraenti». Euro Caselli, di “Alkimia Smart Rooms” (bed & breakfast), concorda con Marzola sull’opportunità di poter valutare pubblicamente la condotta dell’ospite ma sulle “key box” non va oltre: «Noi non le usiamo».

Sulla questione è intervenuto, qualche tempo fa, Zeno Govoni, presidente di Federalberghi Ferrara. «La key box che censente di entrare in appartamenti turistici in maniera autonoma e senza check in e identificativi - aveva dichiarato – può causare gravi conseguenze, dalle violazioni in materia di sicurezza pubblica all’evasione fiscale. Chiunque può soggiornare senza controllo».

Francesco Zorgno, Ceo di Cleanbnb e presidente di Rescasa-Confcommercio, afferma che sulla questione «si è fatta molta confusione. La key box non è stata vietata, è un sistema utile che viene utilizzato per diversi motivi, anche per consegnare le chiavi a chi deve fare le pulizie, ad esempio. È sbagliato agganciarle agli arredi pubblici per una questione di decoro; deve essere inserita in spazi privati, come quelli condominiali. Siamo un importante operatore del settore e pochi giorni fa abbiamo avuto l’opportunità di dialogare con il ministero. La questione riguarda solo l’identificazione certa del cliente, che è un must per gli operatori professionali (meno forse per quelli improvvisati) soprattutto nell’anno del Giubileo, non la key box». La recensione dell’ospite? «È auspicabile e certamente utile».

Gi.Ca.

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