Ferrara, morti nel rogo del camper: «Non archiviate l’indagine»
La figlia e sorella delle vittime si oppone alla richiesta del pm
Ferrara «Io voglio giustizia». Lo ripete da quasi un anno ormai, Simonetta Cavalieri, figlia e sorella di Mirella Graziosi (88 anni) e Stefano Cavalieri (61), morti il 6 febbraio dell’anno scorso nell’incendio del camper dove vivevano da ormai molti giorni, fermo quel tardo pomeriggio nel parcheggio del negozio Decathlon di via Aldo Ferraresi. Lo ribadisce oggi che la procura di Ferrara ha chiesto che l’indagine su quella morte venga archiviata, ritenendo l’interpretazione più probabile quella che possiamo definire del suicidio-omicidio. Richiesta alla quale però la signora Cavalieri si è opposta, chiedendo che le indagini vengano approfondite e allargate ai rapporti tra suo fratello e la sua ultima compagna. D’altronde, in precedenza, era stata presentata una denuncia per istigazione al suicidio. Spetterà ora al giudice delle indagini preliminari dare una risposta. Va premesso che l’ipotesi dell’atto volontario rimane tale senza che vi siano elementi di certezza. Si basa infatti sulla presenza di una serie di elementi che portano a ritenere più probabile questo scenario rispetto a un incendio (con tanto di piccola esplosione) determinato dal caso. Il primo e più forte di questi elementi, come rilevato dalla consulenza tecnica operata dagli investigatori specializzati dei Vigili del fuoco, è la presenza di bombole di Gpl all’interno del camper che, si legge nella relazione, «per tipologia e per come era realizzato l’impianto del gas, non trova una logica giustificazione. Le bombole, infatti, non erano collegate a riduttori di pressione ed erano risultate completamente aperte, cosa che fa supporre un’azione volontaria, in considerazione anche del volume ridotto dell’abitacolo del camper dove è piuttosto probabile trovare una fonte di accensione che può essere rappresentata da una fiamma libera, un utilizzatore elettrico a batteria come il frigo o una stufetta, non escludendo altri tipi d’innesco che potrebbero essere andati distrutti a causa dell’incendio». In tale ricostruzione, Stefano Cavalieri avrebbe aperto le bombole del gas all’interno del camper dove erano presenti lui e sua madre, che forse in quel frangente stava dormendo. E lo avrebbe fatto sapendo a cosa andava incontro. Di questo è convinta anche la sorella, che ritiene però sia stato letteralmente istigato a tale gesto dalla situazione familiare che viveva e che da una settimana lo aveva condotto a vagare in camper con l’anziana madre, mentre la sua ex compagna – che lo aveva denunciato per maltrattamenti – rimaneva nell’abitazione di Occhiobello che lui e sua madre avevano preso in affitto. Una situazione che lo portò a preannunciare la sua intenzione di togliersi la vita se lei non se ne fosse andata. Parole che a volte si dicono nella disperazione e che questa volta si sono fatte concrete.