Comacchio invasa dai piccioni: «Non dovete dargli da mangiare»
Dal Centro di ecologia ne sono stati contati 2.200. Guano e problemi
Comacchio Migliaia di piccioni stanno mettendo a dura prova il centro storico di Comacchio e soprattutto o suoi monumenti. I volatili hanno trasformato in loro dimora alcuni edifici storici da tempo abbandonati, quali Casa Mema e il Palazzo delle Saline.
A più riprese Clara, la società che si occupa della raccolta differenziata dei rifiuti e del servizio di pulizia e spazzamento delle strade, pianifica interventi di rimozione del guano, con disinfezione delle aree interessate e l’ultima pulizia effettuata lungo l’area perimetrale del Palazzo delle Saline risale, proprio, ai giorni antecedenti le festività natalizie.
Clara fa sapere, inoltre, che sui ponti e in altre aree pubbliche gli interventi vengono programmati sulla base delle segnalazioni in arrivo. Segnalazioni e lamentele di abitanti e commercianti sono rimbalzate anche all’attenzione di Tiziana Gelli, presidente del circolo comacchiese di Fratelli d’Italia che, da residente in centro storico, ben conosce la problematica.
«Il numero dei piccioni è in costante aumento, i nostri monumenti sono ricoperti: basta osservare balconi, davanzali di finestre di edifici in stato di abbandono come il Palazzo delle Saline, Casa Mema – afferma Tiziana Gelli –. Riescono ad entrare da finestre rotte o dai tetti e creano il loro nido». Il Cead, centro di ecologia applicata Delta del Po, ha compiuto un’indagine sulla popolazione dei volatili che nidificano e stazionano nel centro storico lagunare, arrivando a contare, un anno fa, ben 2.200 piccioni. L’esperimento è stato realizzato somministrando solo granella di mais, alla quale si sarebbe dovuto aggiungere, una volta ottenuto il parere favorevole dell’ente Parco, il principio attivo denominato nicarbazina, finalizzato a rendere sterili i piccioni.
«È un sistema largamente impiegato in Italia e in Europa – spiega Dario Guidi, responsabile del Cead – ma il suo funzionamento è subordinato a due fattori, ossia la scarsità di cibo e l’impossibilità di entrare in edifici abbandonati per nidificare. Purtroppo si è riscontrato che, nonostante sia vigente il divieto, molte persone, che possono essere turisti o residenti, lanciano cibo ai piccioni. A queste condizioni, il contenimento della popolazione diventa molto complicato». «Il proprietario, l’amministratore, il conduttore o chiunque abbia la disponibilità di uno o più edifici – recita il regolamento in questione – è tenuto a verificare se, all’interno degli stessi, vi sia la presenza di colonie di colombiformi. Nel caso in cui venga accertata la presenza di colonie di colombi, nidificanti o meno, i soggetti devono darne immediata comunicazione al servizio Ambiente, provvedendo alla chiusura degli accessi di sosta o nidificazione con griglie o reti».
Il censimento compiuto dal Cead, mediante l’impiego di fototrappole, ha messo in luce che il 90% dei colombiformi in centro storico è rappresentato da piccioni, mentre il 10% restante è costituito da tortore dal collare e da colombacci. Vista l’impossibilità di agire con l’anticoncezionale, le contravvenzioni (da 25 a 300 euro in base alla gravità delle violazioni), per chi somministra cibo e l’inserimento di griglie, per impedire ai piccioni di introdursi all’interno di edifici abbandonati, potrebbero costituire un valido contrasto al degrado.