Da Ferrara al Sud Est Asiatico: il viaggio di Mike e Lucia per mettere in pausa la vita
Cambogia, Thailandia, Vietnam: da novembre la coppia gira zaino in spalla. «Un’esperienza per andare oltre le abitudini scandite da lavoro e carriera»
Ferrara Quanti in queste notti di mezzo inverno hanno sognato di lasciare tutto e andare a cercare una vita e un clima diversi dall’altra parte del mondo? Una coppia di ferraresi lo scorso novembre ha messo in pratica questa fantasia, e ora si trova a metà del viaggio, iniziato in Thailandia, per concludersi a marzo in Vietnam, passando per la Cambogia. È qui che attualmente si trovano Michael Buttini e sua moglie Lucia Taddia, che stanno raccontando la loro esperienza nel travel podcast “No scusa…sono in Asia”, in uscita ogni mercoledì su Spotify. Lui, speaker e cantante, conosciuto come Mike, è la voce della trascinante band di cover 60 Lire, lei lavora per un’attività in campo immobiliare. «Questo viaggio abbiamo iniziato a pensarlo un anno fa – racconta Mike – abbiamo 36 e 37 anni, non abbiamo figli, e volevamo fare una cosa importante assieme. Entrambi facciamo fatica a vivere inquadrati in una routine abitudinaria basata solo sul lavoro e la carriera. Così abbiamo messo tutto in pausa e siamo partiti, con l’idea di gettare le basi per avviare in futuro una nostra attività lontano da casa». La prima tappa è stata la Thailandia.
«La nostra modalità di viaggio è con lo zaino in spalla, coniugando un po’ di vacanza a momenti in cui offriamo lavoro volontario nelle strutture ricettive in cambio di ospitalità, attraverso la piattaforma Worldpackers. Non siamo ricchi e questo è il modo che abbiamo trovato per stare via il più a lungo possibile. Così possiamo viaggiare low cost e vivere non da turisti, ma immersi nella cultura locale, entrando in contatto con persone, luoghi e situazioni che altrimenti non avremmo mai avuto modo di conoscere». Bello, ma non facile, infatti ci è voluto un po’ per abbandonare la nebbiosa, ma comoda realtà ferrarese e adottare un nuovo stile di vita. E di pensiero.
«Lo switch mentale c’è stato la seconda settimana, quando ci siamo trovati inaspettatamente nel mezzo del Loi Krathong, il festival delle luci. La prima di tante sorprese che abbiamo accolto con gratitudine, unendoci alla popolazione locale per decorare strade e templi buddisti. Da lì abbiamo iniziato a capire che, per quanto cerchiamo di pianificare, dobbiamo anche lasciarci sorprendere dall’inatteso, nel bene e nel male. Come ci ha detto un signore thailandese che ci ha ospitato: today is today, tomorrow is tomorrow. Sembra banale, ma c’è la saggezza di qualcosa che spesso dimentichiamo: inutile preoccuparsi troppo di quello che accadrà, godiamoci appieno il momento presente». Così i due ferraresi si sono abbandonati al percorso, senza sapere bene dove li avrebbe portati. Migliaia di chilometri in pullman di notte per conquistare la tappa successiva, trekking in mezzo alla jungla, panorami fatti di montagne e cascate, finendo a cucinare pizza e tagliatelle e ricostruire strutture alluvionate per conquistarsi un posto letto.
«Giorno dopo giorno, abbiamo iniziato a dimenticare le aspettative iniziali, per accogliere semplicemente quello che ci succedeva, senza giudizio, cercando sempre di imparare qualcosa di buono. Ci hanno insegnato a essere gentili, a svegliarci presto per meditare, a nutrirci in modo naturale, a sopportare la doccia fredda e i gechi giganti in camera, a godere di cose semplici come un fuoco o le stelle come unico svago serale. Ho assaggiato cose mai provate prima, come la Kombucha, una bibita ricavata dal tè fermentato. Non sempre è stato facile, ci vuole un po’ per adattarsi ogni volta alle novità, poi scopri quanto fa stare bene». Di grande aiuto per vivere positivamente l’esperienza è stata l’attitudine accogliente delle persone incontrate.
«Tutti sempre sorridenti, cordiali, mai nessuno che abbia cercato di fregarci, non abbiamo mai avuto una sensazione di pericolo o minaccia. Pur nella loro povertà, a volte estrema, fin qui abbiamo trovato persone serene, rilassate, che hanno messo anche noi a nostro agio. Qui non dobbiamo apparire o dimostrare qualcosa che non siamo. Nessun timore di giudizio, che io invece nel mio lavoro sento molto». Dopo un periodo di assoluto relax alla scoperta delle isole meno turistiche della Thailandia, come Koh Chang, Koh Kood e Koh Mak, Mike e Lucia sono arrivati in Cambogia, dove attualmente si trovano. «È stato un impatto complesso: a Siem Reap immondizia ovunque, smog, traffico allucinante. Siamo rimasti sconvolti. In viaggio non è sempre tutto idilliaco, si impara anche questo. Gli esiti disastrosi del brutale dominio di Pol Pot e dei Khmer Rossi sono ancora evidenti. Hanno sterminato la nostra generazione e a quella successiva è mancata una guida, un insegnamento. Questo pregiudica molto lo sviluppo del Paese». Dopo lo shock culturale della città, la coppia ha scelto di spostarsi su un’isola del Sud, Koh Rong. «Adesso stiamo prestando servizio al ristorante di un resort sulla spiaggia, dove dormiamo, e ci godiamo dei tramonti mozzafiato, consapevoli che non è tutto da cartolina. Però è molto divertente perché non ci sono strade e ci spostiamo su carretti trainati da trattori. Stiamo imparando ad accettare quello che viene, e anche noi stessi. Ci sono momenti in cui sei super felice e super carico, poi ti sale la preoccupazione per quando dovrai tornare alla vita di prima, ma conviene viversi il momento, perché non sappiamo niente di domani. Siamo partiti con delle idee, poi le abbiamo abbandonate, perché erano un peso inutile, abbiamo iniziato a vivere alla giornata. Sappiamo che essere qui è anche un atto egoistico, perché magari parenti e colleghi subiscono la nostra assenza. Ma ci sono esperienze, come questa, necessarie per poter andare avanti. Per quanto riguarda l’idea di trasferirci qui per realizzare un nostro progetto, ci pensiamo, ma abbiamo capito che non è questo lo scopo del viaggio».
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