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Il caso

Svela il piano per l’omicidio di un giudice a Ferrara. Ma la “soffiata” è falsa

Daniele Oppo
Svela il piano per l’omicidio di un giudice a Ferrara. Ma la “soffiata” è falsa

Un cinquantenne, che era detenuto all’Arginone, va a processo per calunnia

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Ferrara Un detenuto, appena entrato in carcere in custodia cautelare per essere stato trovato in possesso di un bel po’ di marijuana, che sostiene di stare preparando l’assassinio di una giudice del tribunale di Ferrara. Con tanto di nomi dei complici e di indicazioni su dove sono custodite le armi che verranno usate. E l’invito a prendere parte. È questo che un cinquantenne foggiano, che nel 2019 era detenuto nel carcere dell’Arginone, ha raccontato al tempo agli agenti della Polizia penitenziaria. Una “soffiata” dalla quale è scaturita una perquisizione in una casa in provincia e un’indagine della Procura di Ancona – competente quando tra le persone coinvolte c’è un magistrato in servizio a Ferrara – chiusa con un’archiviazione. E poi il processo di ieri, per calunnia. Alla sbarra proprio il detenuto che ha “cantato”, ancora in carcere per un lungo cumulo di pene principalmente per reati contro il patrimonio e per un periodo inserito all’interno di un circuito di protezione, imputato ora di aver accusato falsamente un giovane che al tempo era stato suo compagno di cella per una sera, sapendolo innocente. Nella sostanza, per la Procura ferrarese si sarebbe inventato tutto, anche se non si capisce bene a quale scopo, se mai ce ne fosse uno. Ieri la giudice Rosalba Cornacchia ha ascoltato la testimonianza della parte offesa, il giovane che era stato indicato come colui che avrebbe parlato dell’attentato e fornito i dettagli. Non ne sapeva nulla e ha appreso ieri, dopo la specificazione del pubblico ministero Andrea Maggioni, che la perquisizione che i carabinieri fecero a casa dei suoi genitori a ridosso del suo arresto non era stata effettuata per cercare altra droga, come avevano pensato al tempo, bensì per cercare le armi che sarebbero state usate per l’attentato alla giudice. Di armi non ce n’erano, non c’era niente. E nemmeno gli altri dettagli forniti hanno trovato riscontri. Come detto, indagine archiviata e procedimento per calunnia. L’11 marzo sarà l’imputato a dare delle spiegazioni, avendo deciso di rispondere alle domande del pm Andrea Maggioni e del suo difensore, l’avvocata Alessandra Palma.