Caporalato, l’operario: “L’aviaria? Non avevo altra scelta, dovevo lavorare”
Il testimone nel processo sulla bonifica allo stabilimento Eurovo di Codigoro: “Dovevamo caricare i polli morti sul camion e spalare i loro escrementi”
Codigoro La tuta per proteggersi gliel’avevano data. Una, da lavare a fine lavoro. Così come i calzari. Impossibile farlo, nella realtà, dato che i turni erano a ruota continua, con in più due ore di viaggio, e non sarebbero mai asciugati in tempo. È l’ennesimo dei racconti tutti simili che i lavoratori stranieri impiegati nella bonifica delle aie dello stabilimento Eurovo di Codigoro, dove nel novembre 2017 era scoppiata un’epidemia di aviaria, stanno facendo nel più grosso processo per caporalato a Ferrara, che vede imputati a vario titolo i legali rappresentanti di quattro cooperative: la forlivese Cooperativa Agricola del Bidente (Elisabetta Zani, Gimmi Ravaglia e Ido Bezzi, dipendente) che aveva preso l’appalto dall’Asl, poi Abderrahim El Absy della cooperativa Work Alliance di Cesena, Ahmed El Alami della Agritalia di Verona e Lahcen Fanane della Veneto Service di San Bonifacio (Verona).
Una frase detta ieri dal testimone nel rispondere alle domande del pubblico ministero Andrea Maggioni dà conto di cosa significhi la necessità di lavorare per vivere e di cosa si sia disposti ad accettare. «Ho pensato che fossero dei pericoli ma non avevo altra scelta perché dovevo lavorare», ha detto, dopo aver spiegato che il medico gli aveva suggerito di «usare tuta e mascherina, ma senza spiegarmi il perché». Non gli disse che c’era l’aviaria. Il lavoro non era dei più ricercati: «Dovevamo caricare i polli morti sul camion e spalare la loro merda», ha raccontato ancora, parlando in inglese e con il traduttore che, per una volta, non ha edulcorato la parola. Nessuno si è scandalizzato comunque. Il lavoro gli veniva pagato «7 euro all’ora», sia che lavorasse di giorno sia che lavorasse di notte. Il processo nasce da un incidente stradale mortale che si verificò nella notte tra il 25 e il 26 novembre del 2017 e che coinvolse un furgone, il quale trasportava dei lavoratori. A perdere la vita fu il conducente Lahmar El Hassan, 62enne marocchino.