Ferrara, processo Big Town: in aula il filmato del massacro
Proiettato in Corte d’assise il video dell’omicidio di Davide Buzzi: emersi dettagli finora mai resi noti
Ferrara Vito Mauro guarda fisso davanti a sé. Ascolta e basta e gli scende qualche lacrima. Il padre Giuseppe invece osserva con attenzione. L’altro padre di questa storia, Natalino, esce dall’aula, va via: avere un figlio ammazzato con la gola tagliata e la testa fracassata è già sufficientemente doloroso. Nel frattempo, su uno degli schermi dell’aula B del tribunale di Ferrara scorrono le immagini della telecamera interna del Big Town, quelle che mostrano come Vito Mauro Di Gaetano e il padre Giuseppe hanno ucciso Davide Buzzi la notte del 1º settembre del 2023. Quella di ieri è stata l’udienza più dura del processo in corte d’assise alla quale assistere. La forza delle immagini e anche il sonoro, con il rumore sordo dei colpi di lucchetto inferti da Mauro Di Gaetano al capo di Buzzi, mettono i brividi. Le facce di chi riesce a vedere il video sono prima curiose, poi serie, poi traumatizzate. A descriverle, rispondendo alle domande della pubblico ministero Barbara Cavallo è il luogotenente dei Carabinieri Davide Bruni, che ha redatto l’informativa finale. Emergono dettagli finora mai resi noti.
Quella telecamera ha ripreso un massacro. Le coltellate di Giuseppe Di Gaetano – che aveva già in tasca un coltello richiudibile da 30 centimetri (quello che poi riuscì a consegnare alla nuora affinché se ne disfacesse) – prima a Piccinini, al petto, e poi, in un secondo momento, a Buzzi, preso subito alla gola e poi ancora e più volte alla schiena. E poi ancora la reazione di Vito Mauro, fin lì inoffensivo e anzi collaborativo nel chiamare i soccorsi, nell’invitare alla calma, nel chiedere perché di tale rabbia. Una furia espressa con un lancio di bottiglie e di una chiave inglese all’indirizzo di Piccinini e Buzzi, la cui violenza fisica si era fermata ai momenti iniziali, dopo che Piccinini aveva ricevuto la coltellata quasi mortale in risposta alla fase in cui l’anziano Di Gaetano aveva preso una gomitata e un pugno al volto da Buzzi, nel tentativo di fermali all’ingresso del locale. Buzzi e Piccinini che sono entrati nel locale come dei lupi, con una tanica rossa in mano (contenente del gasolio) e la minaccia di dar fuoco al locale. E che hanno finito come agnelli, chiedendo aiuto a chi volevano aggredire, a invitare con insistenza a chiamare il 118 per soccorrere Piccinini, a chiedere ai due Di Gaetano di fermarsi. «Basta, basta, mi fai male, non lo vedi come sono?», dice a un certo punto Piccinini a Giuseppe Di Gaetano, che tenta di colpirlo sia con il coltello che con la chiave inglese che ha raccolto da terra. Mauro poi gli scaglia una bottiglia in testa, poi prende il lucchetto, esce dal bancone e va da Buzzi, già semi agonizzante per le coltellate e le bottigliate e sfoga tutta la sua rabbia. Si rialza, colpisce anche Piccinini. Poi torna indietro e di fatto finisce Buzzi. Va sull’uscio: «Mi ha rovinato la vita» dice a Piccinini che gli risponde: «Chi?Io?». «Sì».
C’è dell’altro, prima. Dopo l’iniziale chiamata al 112 e il primo arrivo dei carabinieri, quando Buzzi era passato in moto e aveva fatto cenno che sarebbe tornato, il comportamento dei due Di Gaetano è quello di due persone che sono pronte ad accoglierlo, a fronteggiare la minaccia. Nel tempo che passa fino all’arrivo del duo Buzzi-Piccinini, si vede Giuseppe controllare con la mano la presenza del coltello nella tasca. Si vede sopratutto Mauro prendere il lucchetto, che pesa 930 grammi, e tenerlo in mano, con quello aspettare sulla soglia guardingo, perfino conversare con dei clienti tenendolo dietro la schiena. Lo si vede appoggiarlo su un ripiano nel bancone e riprenderlo, per l’ultima volta, senza nemmeno guardare. Verrà ritrovato in un cestino dei rifiuti all’ingresso, pieno di sangue. Quelle immagini ripassano per una seconda e una terza volta, per cogliere i dettagli. E ora anche Mauro le guarda.