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L'indagine

Ferrara, archiviati morti e contagi dai Covid nelle Rsa

Daniele Oppo
Ferrara, archiviati morti e contagi dai Covid nelle Rsa

Si chiude la vicenda penale per i decessi nelle residenze Caterina e Paradiso

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Ferrara L’indagine sui contagi da Covid-19 e i decessi nelle residenze per anziani Paradiso e Caterina è stata definitivamente archiviata dalla gip Silvia Marini. Nessuna responsabilità dunque in capo a Patrizia Bianchi, Michele Fiorini, Caterina Fiorini, Alessandra Venturi, Gloria Greco Benedetti e Eleonora Fiorini, a vario titolo legali rappresentanti e responsabili delle case di residenza, indagati per i reati di epidemia colposa, lesioni e omicidio colposo e per alcuni casi di presunti maltrattamenti.

L’ordinanza è di ieri e respinge le richieste delle famiglie, che chiedevano o di mandare a giudizio gli indagati o di disporre nuove indagini e approfondimenti. Il tribunale invece dà conto della imponenza e completezza dell’attività investigativa, coordinata dalla sostituta procuratrice Barbara Cavallo, così come delle approfondite e articolate deduzioni difensive prodotte dagli avvocati Marco Linguerri ed Eugenio Gallerani nel corso delle indagini, in grado di smontare e spesso smentire quanto scritto dal superconsulente Saverio Parisi, ordinario di Medicina molecolare all’Università di Padova e grande esperto di malattie infettive, nella cui relazione sono presenti numerose sviste ed errori «tali da inficiare la sua complessiva ricostruzione».

Di fatto non vi è la prova che nelle due strutture non siano stati seguiti i protocolli e non si sia cercato di prendere le dovute misure per evitare i contagi nel corso della seconda ondata pandemica di Covid-19, sviluppatasi tra ottobre 2020 e febbraio 2021. Anzi, le difese hanno dimostrato come abbiano avuto contatti stretti con l’autorità sanitaria, segnalando tempestivamente i momenti di difficoltà, chiedendo indicazioni e supporto, a adeguandosi a essi. In ogni caso, non è stato possibile dimostrare che i contagi sviluppatisi all’interno delle due strutture siano dipesi da negligenze e che quei contagi siano stati la causa – e non una delle possibili concause – dei decessi degli ospiti che si verificarono.

Secondo la giudice, inoltre, non è provata nemmeno l’ipotesi dei maltrattamenti. «Dagli atti non emergono mai condotte violente», evidenzia la gip, salvo un singolo episodio riferito a una sola operatrice (verso la quale manca anche l’eventuale querela). Quelle situazioni di disagio legate alla carenza di cura e assistenza sono ricollegate ai momenti di forte difficoltà delle strutture, con il personale decimato per via dei contagi. Soprattutto su questo aspetto, il tribunale osserva che se la strada del procedimento penale è necessariamente sbarrata, non così è per quella civile in un’ottica di responsabilità contrattuale.

«Dopo oltre tre anni di indagini preliminari – commenta l’avvocato Eugenio Gallerani, che insieme al collega Marco Linguerri ha assistito gli indagati – non è emersa alcuna violazione di legge o di protocolli dettati per fronteggiare l’emergenza Covid da parte delle due strutture, che anzi si sono adoperate il più possibile per far fronte ai focolai in corso, rapportandosi costantemente con l’autorità sanitaria e seguendone di volta in volta le prescrizioni che venivano impartite. Siamo soddisfatti che l’autorità giudiziaria abbia accertato quanto da sempre sostenuto da Residenza Paradiso e da Residenza Caterina».

«In vicende di questo genere non si può mai gioire fino in fondo per il risultato ottenuto perché credo sia giusto debba sempre prevalere il rispetto per le sofferenze che vi hanno fatto da sfondo – aggiunge Linguerri –. Certamente, però, il decreto di archiviazione, che mette la parola fine al procedimento penale, è il miglior riconoscimento processuale che nostri assistiti potevano ottenere a fronte dei tanti sforzi messi in campo per arginare, con ogni risorsa a loro disposizione, la furia della pandemia da Covid 19 che, come ricordato anche dal gip, è stato un evento eccezionale e globale».

Più amaro il commento dell’avvocato Gian Luigi Pieraccini, che insieme al collega Piero Giuebelli ha assistito i familiari degli ospiti delle Residenze: «Abbiamo apprezzato lo sforzo del pm di verifica delle responsabilità, una volta che la procura ha scelto la strada dell’archiviazione abbiamo tentato di dimostrare che ci fossero gli elementi di un illecito penale. La possibilità di un giudizio in sede civile è una strada che un pochino ci rasserena».