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Il processo

Ferrara, truffavano anziane spacciandosi per figlie e nipoti

Daniele Oppo
Ferrara, truffavano anziane spacciandosi per figlie e nipoti<br type="_moz" />

Una banda di quattro malviventi ha compiuto sette colpi tra gennaio e marzo del 2021 sfruttando la paura del Covid-19: "Sto malissimo, mi servono i soldi per le cure"

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Ferrara Sette donne anziane truffate tra il mese di gennaio e quello di marzo del 2021. Tutte spacciandosi per figli o nipoti in gravissime condizioni di salute, dovute a un contagio da Covid-19, e bisognose di cure costosissime per sopravvivere. Bottini elevatissimi, da decine di migliaia di euro tra denaro in contanti e oggetti preziosi racimolati dalle anziane vittime pur di dare quello che pensavano fosse necessario per salvare la vita dei loro cari.

Quattro persone, due uomini e due donne, tutte residenti a Sabbioncello San Vittore, frazione di Copparo, sono alla sbarra, accusate a vario titolo di truffa pluriaggravata e per un furto, alcune compiute in collaborazione tra loro, altre con l’aiuto di persone rimaste ignote. Ieri davanti al giudice Giovanni Solinas si aperta la fase istruttoria del processo al quale si approda dopo le indagini compiute dalla Squadra mobile di Ferrara e dai carabinieri della stazione di Mesola, tra immagini delle telecamere e celle telefoniche.

Il primo colpo è del 22 gennaio del 2021, ancora nel pieno della fase emergenziale per l’epidemia di Covid-19, e ha costituito il modello usato successivamente. Sfruttando l’epidemia, una coppia (lei 47 anni, lui 23) chiama a casa di una donna, che allora aveva 83 anni. Si spacciano per la figlia e per un professore dell’ospedale. La figlia ha la voce roca e fa fatica a parlare, le dice che sta malissimo, e allora le passa il professore che spiega che per curarla servono cure costosissime: 27mila euro. La figlia deve essere intubata, fa però in tempo a parlare ancora per dare all’anziana e preoccupatissima madre le istruzioni su come pagare: in strada ci sarà un infermiere che prenderà i soldi. Nel frattempo viene invitata a rimanere sempre al telefono, una tecnica usata per tenera alta la tensione e non permettere altre chiamate in entrata (magari proprio dalla figlia, quella vera) o in uscita. La signora esce in strada, ha raccolto 8mila euro. Non bastano, l’infermiere la invita a racimolare tutto quello che ha in casa. Lo fa, ci sono oggetti preziosi in casa, li prende e li mette in una busta. Valgono 5mila euro.

La stessa coppia, secondo la procura, avrebbe agito altre due volte, una a Mesola, portando via oggetti preziosi e denaro per valori tra i 6mila e i 3mila euro. Il solo giovane è imputato di altre due truffe compiute con ignoti a Ferrara, con le quali avrebbe portato via ad altre due signore rispettivamente 500 euro in contanti più oltre tre etti di monili d’oro e un poco di gioielli che una delle signore aveva custodito, comprese le fedi nuziali.

Anche la donna ha un’imputazione tutta per sé, ed è per il colpo più grosso della serie: 23mila euro tra contanti (13mila euro) e valore dei gioielli ricevuti, spacciandosi per infermiera del solito professore.

Il ragazzo, con gli ultimi due imputati, è poi protagonista questa volta di un furto in abitazione, avvenuto a inizio marzo 2021. Dopo essersi fatti consegnare 1.500 euro in contanti, sono riusciti a distrarre la vittima, che li aveva accolti in casa, svaligiandole la cassaforte e portando via una ventina di gioielli in oro.

I quattro sono difesi dagli avvocati Giuseppe Incandela e Luca Levato. Delle signore, una sola si è costituita parte civile ed è assistita dall’avvocata Irene Costantino.

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