Grazia, “ambasciatrice” di Ferrara in Giappone: «Parlo sempre della città»
vive a Tokyo, dove si era trasferita per approfondirne la lingua. Ha fondato una scuola di italiano e un’agenzia di interpreti, poi il lavoro da modella
Ferrara «Mio marito Hiroto mi ha fatto la proposta di matrimonio in un bellissimo hotel, molto famoso in Giappone per “il mare di nubi”: una cortina di nebbia che viene sparata artificialmente ogni quindici minuti in un giardino giapponese. Sono stata molto felice di accettare di sposarlo, ma ho anche riso tanto di quella situazione, e lui ha capito il perché solo quando siamo arrivati a Ferrara pochi giorni dopo, senza riuscire a vedere fuori da casa per la nebbia, una tipicità tutta ferrarese». Grazia Megumi Ceccherini Ogawa è una giovane ferrarese che nel 2019 si è trasferita in Giappone per completare gli studi universitari in lingue orientali intrapresi a Cà Foscari, a Venezia. Poi un po’ per il Covid, un po’ per le straordinarie occasioni che le si sono presentate, ha deciso di costruire la sua vita a Tokyo. “Megumi” è il suo alias legale giapponese, che significa appunto “grazia”, “benedizione”, ed è più semplice da comprendere nel nuovo contesto di vita. «A Ferrara ho vissuto con la mia famiglia e ho studiato all’Istituto tecnico economico Bachelet, indirizzo turistico, approfondendo la mia passione per le lingue. All’Università ho scelto un idioma considerato tra i più difficili, ovvero il giapponese, assieme alla Lingua dei Segni Italiana e al tailandese. Volendo fare la tesi sulla JSL, la lingua dei segni giapponese, mi sono trasferita alla Showa Women’s University a Sangejaya (Tokyo), dove poi sono rimasta bloccata per la pandemia. Ho colto così l’occasione di concludere lì i miei studi linguistici e buttarmi nel mercato del lavoro giapponese».
Una volta laureata, Grazia, ha scelto di non tenere per sé l’amore per le lingue e ha deciso di trovare uno sponsor giapponese che volesse investire nel suo progetto di aprire una scuola di italiano per stranieri.
È così che è nata Sole Gogakugakko (così si legge dal giapponese e significa scuola di lingue), un luogo dove non si studiano solo regole grammaticali, ma si crea un incontro fra culture, cercando di andare oltre gli stereotipi. Poco dopo è nata anche un’agenzia di interpreti, traduttori e turismo, ovvero “Onecountry”.
«Ci poniamo come ponte culturale, lavoriamo con ambasciate, istituzioni e importanti aziende giapponesi e italiane. Il Giappone è da sempre una meta turistica di grande interesse, ma legata ad un immaginario un po’ idealizzato e noi stiamo cercando di proporla in modo autentico, sfatandone i miti e trasmettendone un’idea più reale. Per esempio – prosegue Grazia nel suo racconto –, molti vengono con l’obiettivo di scalare il Monte Fuji, impresa non facile. Ad esempio, uno dei percorsi per scalarlo comporta 8 ore di salita e una discesa ripida su un fondo di sassi. Io sono stata in cima a 3.667 metri e ho trovato un paesaggio brullo, grigio e desolato. Ci tengo a dirlo chiaramente ai turisti, perché valutino bene. È un pellegrinaggio, non una gita turistica. Non a caso qui esiste un detto: chi sale al Monte Fuji una volta è un saggio, chi ci va due volte è uno stupido. Io ovviamente ci sono stata due volte», conclude ridendo.
Un’altra falsa credenza è legata al sushi, cibo che ha saputo conquistare anche il resto del mondo. «Non si tratta, come si pensa comunemente, di riso con il pesce crudo. Ma significa “riso con aceto”, che poi può essere accompagnato con vari tipi di pesce, ma anche verdure come cetriolo, fagioli fermentati e radici sottaceto fermentante ed è per questo che anche io che sono vegana vado spesso a farci uno spuntino». Vivere senza illusioni il “paese del sole nascente” è forse il modo migliore per imparare ad apprezzarlo davvero. «Non sono venuta qui – prosegue Grazia – perché ero appassionata di questo paese, ma perché sono una maniaca delle lingue e gli ideogrammi giapponesi rappresentavano una sfida irresistibile. Sapevo che non sarebbe stato un paese perfetto, ed è proprio questo che mi ha tenuto qui. Molti stranieri si trasferiscono con aspettative e sogni irrealistici e se ne vanno dopo poco delusi, meglio sapere da subito che non è tutto rose e fiori. E comunque gli aspetti negativi non sono negativi e basta. Faccio un esempio: il Giappone è un Paese di maschere dove è difficile avere a che fare con gli altri, entrare in un rapporto profondo, perché difficilmente le persone si fanno vedere per come sono, infatti, molte si sentono sole, difficilmente mostrano sé stesse. Allo stesso tempo però, sono cordiali, educate, non significa che si comportano bene, ma nei rapporti interpersonali ci sono pochi attriti, e questo alla lunga è molto apprezzabile. Certo, è difficile avere amicizie, creare un tessuto relazionale stretto, come siamo abituati a fare in Italia, ma in compenso è molto facile uscire, anche da sole di sera, non ci sono rischi, la maggior parte delle persone sono cortesi, e questo compensa il senso di isolamento».
Uno sguardo lucido e disincantato che Grazia ha maturato ad appena 26 anni, assieme ad una considerevole quantità di esperienze. Come l’attività di modella e attrice per spot, cataloghi e pubblicità che ha portato avanti dal 2019 e che nel 2022 l’ha portata ad essere protagonista di una pubblicità della Honda.
«Per un puro caso, mentre io realizzavo questo spot in Giappone, mia cugina, anche lei ferrarese, ne stava girando un altro, sempre per Honda, qui in Italia». Nonostante i tanti risultati ottenuti, Grazia resta pragmatica. «Ora mi piacerebbe comprare casa, anche se mio marito, da buon giapponese, teme i terremoti e non se la sente di investire in immobili. Io intanto metto tutto il mio impegno nello sviluppo delle mie attività».
Il sito della scuola di lingua è sempre aggiornato con curiosità tradotte in giapponese come la festa del Carnevale e il significato del Martedì Grasso, ma anche articoli in italiano che vengono poi analizzati a lezione ed hanno molta attinenza con la città natale di Grazia, come ad esempio “Il Po è in secca e non c’è acqua per i campi”, dedicato all’emergenza idrica delle nostre zone. «Nelle mie lezioni parlo sempre tanto di Ferrara e le ho anche dedicato il capitolo “Ti presento la mia città” del libro di testo che ho creato».
Ambasciatrice della cultura ferrarese in oriente, Grazia ama anche esplorare altri luoghi e tradizioni. Ha una collezione di circa 50 kimono di seta, come quello pesante 15 chili con cui si è sposata, e appena può si lancia alla scoperta di nuovi posti. «Quello che preferisco qui è Nara, dove è nato mio marito, città famosa perché i cervi la attraversano liberi, rispettati da tutti perché considerati aiutanti divini. Molto simile a Ferrara, che conserva molti aspetti della sua storia passata e un turismo “shibui”, che in giapponese significa “per pochi, di cultura, di nicchia”: bisognerebbe organizzare un gemellaggio!». Conclude Grazia, pensando già al prossimo progetto.