Lagosanto, Comune più basso d’Italia: il municipio è al livello del mare
Resta alle Contane di Jolanda invece il “record” assoluto di 3,44 metri
Lagosanto Pianura che più pianura non si può. Tanto da risultare in alcuni casi “in discesa”: nella classifica dei Comuni più bassi d’Italia (dal sito simboli e curiosità dal mondo), Ferrara ne conta ben 5 sui primi dieci, con Lagosanto al primo posto e Comacchio al secondo, esattamente a livello zero. Ed anche il “punto” più basso, è bene ricordarlo, è sempre nella nostra provincia considerato che esistono alcuni luoghi che, per la configurazione del territorio, sono costruiti sotto il livello del mare. È il caso di Contane, frazione di Jolanda di Savoia. Qui è stata registrata un’altitudine di 3 metri e 44 centimetri sotto il livello del mare. Lagosanto è il comune più basso d’Italia, se ci si riferisce all’altezza sul livello del mare della casa comunale con un’altitudine pari a zero. Medaglia d’argento per Comacchio, che in realtà era una sorta di “isola” fino al 1821, quando venne costruito il terrapieno stradale che la collega ad Ostellato. Al terzo posto Taglio di Po, il comune più basso della provincia di Rovigo e dell'intero Veneto, che però comprende anche Ariano. Di seguito troviamo, a ben un metro sopra al livello del mare Rosolina, Caorle, Loreo e Porto Tolle.
Per l’ottavo posto torniamo in provincia di Ferrara con Jolanda di Savoia e all'interno del suo territorio comunale è situato quello che, secondo l’Istituto geografico militare, è il punto altimetricamente più basso d’Italia, alle Contane, a 3 metri e 44 centimetri sotto il livello del mare, mentre l'altitudine media dell'interno territorio comunale è di 1 metro. Si va avanti con Mesola, il cui territorio è per gran parte sotto il livello del mare, così come Goro che chiude al decimo posto. La risalita dell’acqua marina dalla foce nei tratti del fiume Po è un fenomeno naturale che però negli ultimi anni ha accentuato la sua frequenza e profondità: l’ingressione del cuneo salino è arrivata a 40 km dal mare nel 2022 e a 17 nel 2023. Un rischio per i delicati ecosistemi lungo la costa, ma anche per le diverse attività agricole, zootecniche e industriali, oltre che per l’approvvigionamento acquedottistico. Per cercare di salvare il territorio, ha preso avvio, nel corso del 2023, l’elaborazione del nuovo Piano di tutela delle acque (Pta) regionale, dopo un lungo periodo, dal 2005, nel quale la Regione Emilia-Romagna è stata impegnata, da un lato, nell’attuazione del piano vigente, dall’altro, nel collaborare con le autorità di bacino distrettuali alla predisposizione dei Piani di gestione delle acque, ai sensi della direttiva quadro Acque (Dqa). Per rispondere alle sfide poste dal cambiamento climatico il nuovo piano si pone obiettivi ambiziosi, da perseguire attraverso linee strategiche di azione proiettate su orizzonti temporali che vanno dal medio al lungo periodo, sviluppate secondo una strategia pienamente integrata con il Patto per il lavoro e per il clima e con la Strategia regionale Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Motivo principale della situazione di soggiacenza della zona del Delta del Po è stato il fenomeno della subsidenza, causato dall’estrazione del metano degli anni ’40 e ’50, che ha comportato abbassamenti del territorio diffusi e non omogenei con punte di 3,50 metri sotto al livello del mare fino agli anni ’80. Secondo le stime derivate da studi approfonditi su tutta l'area del bacino padano, il tasso di subsidenza naturale, ovvero legato a fattori geologici intrinsechi dovrebbe aggirarsi attorno ai 0,1-0,3 cm/anno ma la subsidenza reale osservata è quasi sempre maggiore con punte anche di 3-5cm l’anno. Insomma, bisogna iniziare a guardare avanti e capire realmente in che direzione andare.